Il Quirinale, le perplessità sul dl semplificazione e la bocciatura di 62 emendamenti

Alla faccia del dl semplificazione. Il nome del decreto sembra essere quello meno azzeccato, data la vastità di emendamenti presentati dalla maggioranza Lega-M5S in poco meno di un mese al Senato e già approvati dalle Commissioni riunite Lavori Pubblici e Affari costituzionali. Un vero e proprio mostro giuridico che è stato rinviato al mittente da parte del Quirinale, che ha portato alla bocciatura di ben 62 emendamenti sugli 85 – già approvati – nel passaggio parlamentare tra le due camere.

Come racconta il quotidiano La Repubblica, già le opposizioni – con Partito Democratico e Forza Italia in testa – avevano denunciato le mosse del governo. La loro accusa principale era quella di voler trasformare il decreto, varato il 15 dicembre e che scadrà il 12 febbraio, in un bollettino elettorale infarcito di promesse atte a garantire appeal sui cittadini che, nei prossimi mesi, saranno chiamati alle urne per esprimere il loro voto a livello regionale ed europeo.

Il dl semplificazione e i suoi 85 fratelli

E sulla stessa linea di quanto denunciato dalle opposizioni sembra andare il Quirinale. Il dl semplificazioni conterrebbe troppe norme «non omogenee», come detto anche dalla presidente del Senato Casellati. Proprio per la natura ‘elettorale’ di molte delle norme che hanno infarcito il testo, la Presidenza della Repubblica ha deciso di bocciare 62 emendamenti. Tra quelli che non hanno superato l’esame quirinalizio ci sono: l’articolo che prevedeva cinque anni di detenzione per chi non abbatte gli ulivi infestati dalla Xylella, quello sul ridimensionamento della Web Tax appena approvata nella legge di bilancio e il codicillo che consentiva sconti sulla Rc Auto per chi decideva di installare sulla propria automobile (o altro mezzo) la ‘scatola nera’.

Emendamenti elettorali e testo non omogeneo

Come sottolineato anche dalla Presidenza del Senato, molti di questi emendamenti sono stati bocciati perché inseriti senza un filo logico. Per questo motivo appare evidente come la linea sottile tra norme utili ed elettorali fosse diventata evanescente. Tra i provvedimenti non cassati, restano quello sull’eliminazione della norma che raddoppiava l’Ires per le società no profit, il compromesso sulle trivelle – quello che prevede il blocco per 18 mesi e aumento del canone – e la regionalizzazione dell’idroelettrico nei territori alpini del Nord. Resta in vita anche la norma che va a favore degli Ncc.

(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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