E la Vajassa entrò nel dizionario della Seconda Repubblica (Video)
22/11/2010 di Pietro Salvato
Qualche anno fa, nel 1997 per la precisione, Silverio Novelli e Gabriella urbani pubblicarono per gli Editori Riuniti il “Dizionario della Seconda Repubblica”. Allora facevano trionfalmente il loro ingresso nel lessico politico termini come “inciucio“, “ribaltone“, “buonista“, “discesa in campo“, “dipietrese“, “forzista” e persino il sostantivo maschile “minzolinismo“. Oggi, a distanza di 15 anni, forse proprio all’implosione di quella “Nuova Repubblica”, in realtà mai davvero nata, fa il suo ingresso un termine “napoletano” pure piuttosto antico: Vaiassa. Madrine, è proprio il caso di dirlo, dell’importazione della “Vajassa” (o vajass) nel Palazzo, sono state due campane doc che occupano, ormai da diversi anni, gli scranni parlamentari e persino le poltrone del governo. Ci riferiamo alla salernitana Mara Carfagna e alla napoletana (sia pure da anni trapiantata nella Capitale) Alessandra Mussolini. Anche loro, come sappiamo, (sotto)prodotto politico-culturale di questa sedicente “Seconda Repubblica”.
VAJASS A CHI? FUNICOLARE SENZA CORRENTE! – Vajassa (vajass) nel dialetto napoletano sarebbe una donna sguaiata e volgare, incline al pettegolezzo e alla rissa. Secondo il Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, di Ferdinando Galiani, Francesco Mazzarella Farao Partenio anticamente significava originariamente “serva di casa”. Viene dall’arabo Bagasch che a sua volta, nel dialetto toscano diventa Bagascia, ossia donna disonesta. Siccome però l’etimologia spesso inganna, si pensi che sinonimo di bagascia è anche peripatetica, parola d’origine nobile ed intellettuale derivata dal “Peripato”, nell’antica Atene il viale del giardino del Liceo, non è improbabile che pure Vajassa possa percorrere, in modo inverso, lo stesso cammino ed assurgere ad un valore di più alto lignaggio dopo l’intemerata delle due politiche. Comunque per capire come agisce ed opera una Vajassa doc, vi consigliamo l’ascolto di questo pezzo “rap” di Federico Salvatore, cantante napoletano che spesso rappresenta nelle sue canzoni proprio la Napoli più “folkloristica”. Quella delle vajasse, appunto.
Il testo di Federico Salvatore ©
Il resto è troppo stretto anche per l’autore della traduzione e per lo stesso autore (napoletano) di questo articolo che non riesce a tradurlo 😀