Disney+, cosa piace e cosa no: dall’interfaccia fino alla censura dei Simpson

Disney+ è arrivato oggi in Italia e ha già fatto impazzire i social dove tantissimi utenti stanno commentando le funzionalità del nuovo servizio di streaming. Chi vi scrive lo sta provando in modo abbastanza intensivo e ha avuto modo già di verificare alcuni degli aspetti della piattaforma: il punto di forza è la user experience, con un app davvero ben organizzata e semplice da usare. Ricorda di primo impatto molto quella di Netflix ed è anche piuttosto fluida. Anche la usabilità è basata sullo stesso principio, ovvero con l’abbonamento Disney+ si possono vedere contenuti su ben 4 schermi in contemporanea come per il servizio premium del rivale.

La possibilità di dividere in più profili permette subito di inserire un blocco per i contenuti sconsigliati ad un pubblico di bambini e questo è molto utile per i genitori. Anche la navigazione da una sezione all’altra è molto agevole e risalta subito all’occhio la bellissima divisione per decennio che riesce a dare un impatto visivo notevole sulle potenzialità di Disney+. Sono presenti praticamente tutti i film  del Marvel Cinematic Universe, ad esclusione dei titoli di Spider-Man, mentre troviamo tutta la saga di Star Wars tranne l’ultimo L’Ascesa di Skywalker. Presente tutta la saga dei Pirati dei Caraibi, grandi blockbuster come Avatar e la sezione “Ricordando il passato” con un mare di bellissimi titoli: da Mamma ho perso l’aereo fino a diversi titoli con Robin Williams per delle risate assicurate.  Però non è tutto oro quel che luccica e ci sono delle mancanze piuttosto gravi.

Disney+, la censura de I Simpson

Disney+ si prende i Simpson e la foto del presidente della Fox finisce nel cassonetto
Disney+ ottiene tutte le stagioni dei Simpson: nel video su Twitter è proprio Homer ad annunciarlo, mentre Murdoch finisce nella spazzatura

Abbiamo già scritto degli episodi profetici più importanti de I Simpson, ma ora dobbiamo nostro malgrado parlarvi di una nota dolente: gli episodi hanno subito delle pesanti censure su alcune delle gag. Un altro aspetto che ha fatto storcere la bocca ai fan è la riproposizione in 16:9 delle prime storiche stagioni concepite in 4:3. La cosa più grave di tutte però, ma purtroppo ce lo aspettavamo, è la totale cancellazione dell’episodio con protagonista Michael Jackson.

I titoli assenti che fanno storcere la bocca

toy-story-4
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Ci sono alcuni titoli che clamorosamente sono assenti nel catalogo: non ci riferiamo sicuramente a Frozen 2, che ancora deve vivere il suo percorso di vendita in home video o all’ancor più recente L’Ascesa di Skywalker. Nel catalogo c’è davvero tantissimo ma basta guardare in UK per capire come l’Italia sia l’ultima ruota del carro: ci sono già Gli incredibili 2 e Toy Story 4, da noi no. Manca clamorosamente anche uno dei classici più amati di sempre come “La Spada nella Roccia”. Manca poi per i tuttologi Disney anche il periodo muto antecedente il 1928 come ad esempio “Alice Comedies“.

Le serie tv, alcune non complete e perplessità sul futuro

the mandalorian disney+
the mandalorian disney+

Iniziamo subito col dire che aspettarsi tutto The Mandalorian da subito sarebbe stato ottimistico, ma da qui a pensare che Disney+ rilasciasse un solo episodio a settimana era davvero difficile da pronosticare. La serie è già abbondantemente finita in America e la maggior parte dei fan l’ha scaricata, pertanto ci sembra davvero inutile l’operazione dai dilazionarla facendola terminare da noi nel mese di maggio. Altre gravi mancanze sono le prime due stagioni di Ducktales e la prima di di Darwing Duck (presenti invece in UK), due dei prodotti nostalgici più amati. Poi c’è il punto interrogativo più grande di tutti: Avatar della FOX è già presente, ma vedremo mai le serie FX  Sons of Anarchy e American Horror Story? Se Disney+ trovasse il modo di integrarle allora saremmo davanti probabilmente al miglior servizio di streaming al mondo, ma ora le limitazioni ci sono.

Considerato il prezzo molto contenuto e la qualità del servizio per ora Disney+ è sicuramente promosso, ora però c’è da lavorare per migliorare.

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