Lo Spallanzani precisa: «I russi non accederanno a dati riservati»

L'intesa con la Regione Lazio e con il laboratorio moscovita Gamaleya per lo studio dello Sputnik V sembra blindata

16/04/2021 di Gianmichele Laino

Secondo il direttore Francesco Vaia non ci sono timori sui dati Spallanzani condivisi con il laboratorio di ricerca moscovita Gamaleya nell’ambito del protocollo d’intesa tra l’istituto romano, la Regione Lazio e il team russo per testare lo Sputnik V in fase di sperimentazione. È questo il verdetto che è emerso dall’intervista rilasciata oggi dal numero uno dello Spallanzani a Repubblica, dopo alcune critiche che hanno seguito l’accordo firmato negli ultimi giorni e dopo che alcune testate giornalistiche – tra cui La Verità – hanno asserito, attraverso il titolo d’apertura, che «Zingaretti regala ai russi dati genetici degli italiani».

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Dati Spallanzani al sicuro, secondo il direttore Francesco Vaia

Anche Giornalettismo, nella giornata di ieri, si era chiesto quanto alto fosse il rischio per l’istituto italiano che conserva una delle più ricche banche dati genetiche a livello europeo nella condivisione di questi dati praticamente a senso unico. A questo scopo, aveva inviato domande precise sia all’ufficio stampa della Regione Lazio, sia all’ufficio comunicazione dello Spallanzani. Tuttavia, il direttore Vaia ha deciso di rispondere a Repubblica, cercando di rassicurare sulla natura meramente scientifica della condivisione. Precisando, inoltre, che la portata dei dati che verranno analizzati insieme al team russo sarà assolutamente limitata allo studio specifico.

«Non accederanno a dati riservati – ha detto Vaia a Repubblica -: la banca dati sarà impermeabile per tutto ciò che non riguarda lo studio specifico. E poi la condivisione delle conoscenze è uno dei pilastri della ricerca scientifica: anche quando abbiamo sequenziato il primo genoma di Sars-Cov2 abbiamo subito messo a disposizione i dati agli scienziati di tutto il mondo, russi e cinesi inclusi».

L’obiettivo di Vaia è quello di allontanare qualsiasi tentativo di associare questo accordo a una qualche spy story. La Verità, addirittura, cita – all’interno dello stesso calderone – anche le operazioni effettuate dai militari russi nel 2020 nell’area di Bergamo, accennando al fatto che questo protocollo d’intesa potesse essere in qualche modo una conseguenza rispetto a quanto accaduto nel corso della prima ondata della pandemia. Un retropensiero che è stato assolutamente allontanato dalle parole del direttore dello Spallanzani.

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