La lentissima crescita dello smart e del co-working in Italia

La tendenza è esplosa sicuramente con il coronavirus, ma non si è fermata: da quel momento in poi, qualcosa è scattato

21/02/2024 di Gianmichele Laino

Quindicimila lavoratori in più rispetto allo scorso anno. È questo l’ultimo dato che emerge dall’Osservatorio del Politecnico di Milano rispetto al numero di persone che, nel 2023, ha svolto le mansioni per cui è stato assunto in condizione di smartworking. O di co-working (ce lo dimentichiamo, ma dovrebbe essere questa la vera dimensione all’interno della quale svolgere il proprio lavoro in maniera agile, attraverso stimoli che arrivano dal contatto con altre realtà e attraverso possibilità e commodity che gli uffici tradizionali non riescono più a garantire). Nonostante si sia arrestata quella corsa verso l’alto (con una curva dalla pendenza vertiginosa) delle percentuali di lavoratori in smart post coronavirus, anche nel 2023 si è registrata la crescita dei lavoratori in smartworking.

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Dati smartworking in Italia, la crescita fotografata dall’Osservatorio del PoliMI

L’ultimo dato a disposizione recita 3,585 milioni di lavoratori in smart nel 2023, a fronte dei 3,570 milioni di persone. Le prospettive per il 2024 sono ancora in crescita, dal momento che – ha stimato l’Osservatorio del PoliMI – aumenteranno i lavoratori in questa condizione, superando la soglia psicologica dei 3,6 milioni di persone. Dunque, c’è ancora un margine per questa fetta di mercato. Un margine che può essere intercettato da tutte quelle realtà che mettono a disposizione degli spazi di lavoro condiviso e che, ultimamente, stanno crescendo sempre di più nelle principali realtà italiane.

Ma – se i dati saranno confermati – non si tratterà soltanto di una questione economicamente rilevante. Lo sarà, infatti, anche da un punto di vista politico. Se – infatti – consideriamo che oggi si fa sempre maggiore confusione tra smartworking e telelavoro, si capisce bene come le promesse del ministro del Made in Italy Adolfo Urso relative a una legge sullo smartworking che possa allo stesso tempo valorizzare anche i piccoli borghi (come elemento attrattivo per accogliere o riaccogliere lavoratori digitali o nomadi digitali) siano da attenzionare, mentre – al momento – sembrano l’ennesima proposta caduta nel vuoto.

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