Ue e governo a lavoro per rendere i dati personali strumento di pagamento
Utilizzare i dati personali per pagare dovrebbe presto essere una realtà alla quale, attualmente, stanno lavorando l'Ue e il governo italiano
06/09/2021 di Ilaria Roncone
Dati personali per pagare i servizi digitali. Questo è quanto si può leggere nella direttiva europea 2019/770 per la cui attuazione, in via preliminare, il 29 luglio 2021 il governo ha approvato uno schema di decreto legislativo attualmente in esame in parlamento. Il decreto legislativo italiano di recepimento entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2022 e, insieme alla direttiva Ue, ha un doppio obiettivo. In primis si parla di ampliare la rete di protezione per chi consuma contenuti e programmi digitali; oltre a questo, si descrive in che modo il dato personale potrà essere utilizzato come strumento di pagamento.
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Direttiva dati personali per pagare in fase di elaborazione
Si tratterebbe di utilizzare e-mail, fotografie e post come valuta per acquistare applicazioni, programmi e contenuti digitali. Attualmente sono in discussione delle linee evolutive per cominciare ad ammettere una configurazione del dato personale come elemento di transazione commerciale. Sia l’ordinamento europeo che quello nazionale, infatti, prevedono l’ammissibilità nell’ambito di norma e di consuetudine di un negozio giuridico, ovvero un luogo in cui i pagamenti non vengono effettuati in denaro ma in informazioni riferite alla persona fisica che acquista.
I beni che si potranno acquistare saranno prodotti digitali quali programmi informatici, app, audio, giochi digitali, e-book, video e audio, servizi digitali per la creazione e l’archiviazione dei dati, file hosting e così via. Nella normativa sono descritte le possibili modalità dello scambio commerciale e si legge: «La fornitura di contenuti digitali o di servizi digitali spesso prevede che, quando non paga un prezzo, il consumatore fornisca dati personali all’operatore economico. Tali modelli commerciali sono utilizzati in diverse forme in una parte considerevole del mercato».
La direttiva mira quindi a riconoscere più modelli contrattuali leciti e a proteggere il consumatore inteso come contraente debole. I dati personali possono essere scambiati in momenti diversi, ovvero possono essere richiesti dall’operatore economico e forniti all’atto della conclusione del contratto oppure possono essere versati successivamente. Un esempio è quando il consumatore acconsente al fatto che l’operatore economico sfrutti i dati personali caricati o creati dal consumatore utilizzando quel contenuto o servizio digitale.