A Cuba internet è stato ripristinato ma l’accesso a social e app di messaggistica no

La situazione a Cuba continua ad essere tesa sia sul fronte repressione per le strade che su quello della repressione digitale

15/07/2021 di Ilaria Roncone

Le proteste a Cuba sono iniziate domenica e, dopo ben tre giorni di disconnessione e interruzioni del servizio, internet è tornato attivo nella giornata di mercoledì. A riferirlo sono i giornalisti di Agence France-Presse, sottolineando però che se il web torna a funzionare, i social network e le app di messaggistica (Da Faceook a Whatsapp passando per Twitter e Telegram) continuano ad essere bloccate su 3G e 4G.

Il clima che si respira a Cuba e la repressione che viene perpetrata sui canali social e su tutti coloro che vogliano informarsi o fare informazione in maniera indipendente è evidente, viste le testimonianze che arrivano dall’isola. Un esempio molto forte è sicuramente l’arresto in diretta di Dina Stars, giovane cubana che ha un canale Youtube che conta circa 37 mila iscritti e che ha caricato un video delle proteste in data 11 luglio. Video per il quale, mentre rilasciava un’intervista a un programma spagnolo, è stata arrestata in diretta.

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Cittadini privati di notizie indipendenti e di contatti tra loro e fuori Cuba

Per capire quello che accade a Cuba in questo momento, visto il regime governativo che sta reprimendo la popolazione, possiamo fare affidamento solo su fonti indipendenti. La stessa cosa vale, ovviamente, per i cubani ed è per questo che dopo tre giorni di blocco di internet il web è tornato ma la possibilità di utilizzare i social media per accedere a notizie indipendenti e estere non è tornata.

Così come quella di comunicare tra loro e all’esterno grazie alle app di messaggistica, togliendo quindi la possibilità a chiunque di testimoniare e inviare materiale su quanto continua ad accadere sull’isola. Senza la possibilità di comunicare, inoltre, diventa complicato continuare a protestare e a organizzarsi in maniera capillare come è successo lo scorso weekend.

Cosa sta succedendo a cuba

La repressione delle forze dell’ordine di quella che è la più grande protesta da trent’anni a questa parte, quindi, avviene al contempo sulle strade e nel mondo digitale. Mentre il governo accusa gli Stati Uniti di alimentare una campagna di disinformazione che metterebbe al centro una repressività del potere a Cuba inesistente, Facebook, Telegram, Whatsapp, Instagram e altri social continuano ad essere parzialmente bloccati.

In particolare Netblocks, un’organizzazione che monitora l’accesso alla rete nel mondo e che ha sede a Londra, continua a rilasciare aggiornamenti su una situazione che continua ad essere tesa. Il blocco solo parziale delle piattaforme è dovuto al fatto – secondo il direttore di NetBlocks Alp Toker – che lo scopo del goveno sarebbe comunque quello di mantenere almeno una parvenza di normalità.

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