Quali sono i progetti editoriali che si basano sul crowdfunding (per ragioni diverse)

Da Valigia Blu, fino ad alcuni progetti speciali che rientrano nella normale attività editoriale delle redazioni, passando per libri e progetti autoprodotti

17/04/2023 di Redazione Giornalettismo

L’importanza della community, nel momento in cui si chiede di finanziare un progetto. Dal punto di vista dell’editoria, sono tantissimi i casi che si possono elencare che, a differenza di quelli che si fanno con la calcolatrice alla mano e con complicatissimi business plan, trovano la loro forza nella grande connessione che c’è tra la missione e la community di riferimento. Il crowdfunding editoriale, infatti, con scopi e modalità diverse, sta diventando sempre più diffuso e sta caratterizzando sempre più piattaforme (digitali e non solo) che mettono insieme gruppi di persone con lo scopo di far partire una iniziativa o di farla rivivere.

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Crowdfunding editoriale, diversi esempi di successo

Si pensi, ad esempio, agli ultimi mesi dell’anno. È a quell’altezza cronologica, infatti, che parte la raccolta fondi per assicurare un ulteriore anno di vita al progetto Valigia Blu. Si tratta di una forma di giornalismo slow, di approfondimento, di debunking, che ha sempre conquistato vasti consensi per la cura con cui affronta gli argomenti di cui decide di occuparsi. Nel corso degli ultimi anni, la raccolta – che è stata promossa sui vari social del progetto e che è stata effettuata sul portale di Valigia Blu – ha sempre raggiunto e superato il target fissato all’inizio, garantendo un futuro al progetto.

Questo esempio, come ha ricordato anche Angelo Rindone di Produzionidalbasso nell’intervista rilasciata a Giornalettismo, incarna alla perfezione il modo in cui il crowdfunding può diventare strutturale e può rappresentare una vera e propria entrata a regime.

Tuttavia, ci sono anche progetti che raccolgono fondi per il proprio lancio – una tantum, quindi – e che comunque si basano sul crowdfunding. Si pensi, ad esempio, al progetto della digitalizzazione dell’archivio di Gianni Minà, che Giornalettismo ha seguito da vicino. O si pensi a tutti quei libri che, nel corso del tempo, sono diventati dei veri e propri casi editoriali (Ti prego lasciati odiare è stato emblematico da questo punto di vista). Oggi, addirittura, il modello del self-publishing (con tanto di raccolta fondi da parte delle proprie comunità di riferimento) è una strada battuta da un numero sempre più alto di aspiranti autori.

Oggi il crowdfunding è diventato un vero e proprio asset per l’editoria: ben 1900 donatori hanno contribuito alla raccolta di 71mila euro per lanciare il giornale L’Indipendente. Interi festival del libro si basano in maniera importante sul contributo degli utenti per organizzare i loro cartelloni. E tutto questo viene incentivato dalla facilità d’accesso a una piattaforma di crowdfunding, alla portata di chiunque abbia una alfabetizzazione digitale di base. Il successo delle campagne, poi, è chiaramente determinato dalla forza dell’idea in sé, ma anche dalla capacità di diffondere il messaggio. Ecco perché, a volte, non basta avere soltanto un’idea geniale: serve un apparato – e il mondo dell’editoria sembra avere tutto il background necessario a questo – per raccontarla.

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