Crosetto: «Lo Stato non potrà mai “comprare” sul mercato un esperto di AI»
Il Ministro della Difesa ha parlato dal palco della prima giornata del Cybertech Europe 2023 in corso a Roma
03/10/2023 di Enzo Boldi
La cyber security è diventata una materia di rilievo e di interesse nazionale. Non solo per l’Italia, ma per tutti i singoli Paesi del Mondo. Con il passare degli anni, il livello dell’allerta è cresciuto esponenzialmente, con minacce sempre più pericolose e invasive. Non si tratta di singoli attacchi, ma di una moltitudine di offensive che hanno come obiettivo anche le Pubbliche Amministrazioni. Occorre, dunque, una difesa maggiore e migliore. Di tutto ciò ne ha parlato martedì mattina anche il Ministro della Difesa Guido Crosetto.
LEGGI ANCHE > Il CSIRT Italia è entrato a far parte del First
Intervenuto dal palco del Cybertech Europe 2023 di Roma, il capo del Dicastero ha sottolineato l’importanza strategica di aziende di rilievo italiane nel settore della cyber security, ma ha posto l’accendo su alcune cose che dovrebbero cambiare. Perché a oggi, per via di regole e leggi, il presente e il futuro è troppo condizionato da vincoli e paletti del passato. Dunque, non sono al passo con i tempi:
«Questo nuovo mondo ci richiede un approccio diverso. Ci chiede di cambiare le regole. Non si può affrontare con le regole e le leggi burocratiche che ingessano un settore come questo. Ed è uno dei compiti che noi abbiamo come Stato e come Difesa: togliere delle regole e utilizzare ciò che non abbiamo all’interno. Non potremmo mai comprare sul mercato un hacker, un esperto di intelligenza artificiale. Perché il pubblico impiego nasce al contrario rispetto al funzionamento attuale del mondo del lavoro. Lo stipendio maggiore si ha quando si è più anziani».
Crosetto e i problemi della burocrazia sulla cybersecurity
Serve un cambio di passo? Allo stato attuale, secondo le parole di Guido Crosetto, non sembra essere questa la strategia percorribile. La differenza generazionale, infatti, si vede anche nel mondo del lavoro. Dunque, cosa dovrebbe fare lo Stato?
«Non potrai mai pagare un hacker di 20 anni quanto lo paga il mercato. Però lo Stato deve concentrarsi con la necessità di avere queste professionalità. E allora lo strumento è il rapporto che lo Stato, con la Pubblica Amministrazione, può innestare con la parte privata. Può cercarlo, può pagarlo. Può dargli spazi per lavorare. Uno Stato deve essere molto più leggero e capace di individuare nella parte privata gli strumenti e le conoscenze che gli servono».
I privati, dunque, diventano un aspetto fondamentale. Una stampella importantissima che va a colmare quei limiti del “pubblico” che sono vincolati da regolamenti non al passo con i tempi.
Il ruolo dei privati
Dal palco del Roma Convention Center “La Nuvola”, il Ministro della Difesa ha lanciato un appello sia alle aziende private che a quelle del settore pubblico, sottolineando alcuni grandi successi e altre epocali delusioni:
«Questo richiede una sfida in più per il privato, perché è fondamentale per la sopravvivenza. Anche perché dobbiamo crescere: ci sono alcuni settori in cui, per fortuna, l’Italia è al quarto Paese al mondo grazie a mille condizioni. Ma anche qua serve un passo avanti. Una visione, per esempio, c’era stata nella creazione del Polo Strategico Nazionale. Poi, alcune scelte vengono disattese e nascono delle idee che alla fine muoiono».
Scelte che possono avere un esito positivo o negativo. Nelle dinamiche di una continua mutazione (non solo politica, ma anche strutturale per quel che riguarda il settore pubblico), occorre non perdere mai di vista quali debbano essere gli obiettivi da inseguire:
«Invito i rappresentanti della Difesa ad aprire gli occhi e guardarsi intorno. Capire quanti e quali degli strumenti possano servirci per cambiare il nostro futuro e stimolare i nostri partner storici a innovare sempre di più, sapendo che lo Stato e la Difesa siano perfettamente consci di quanto questo settore sia fondamentale e sarà sempre più fondamentale in futuro».