Cosa è successo all’app di Glovo?

Molti clienti, soprattutto in Spagna, hanno pubblicato immagini che fanno pensare a un presunto attacco hacker

05/02/2022 di Enzo Boldi

Partiamo da un fatto: al momento non siamo in grado di dire se l’app di Glovo – la famosa startup per le consegne (e non solo di cibo) a domicilio – sia stata realmente vittima di un attacco hacker. Le segnalazioni che arrivano dai social, soprattutto in Spagna (ma anche in Italia e Polonia), fanno pensare proprio a quello. Tutto è iniziato la sera di venerdì 4 febbraio, quando diversi utenti iberici hanno iniziato a pubblicare sui propri profili Twitter gli screenshot di quel che gli appariva davanti agli occhi aprendo l’applicazione per effettuare un ordine.

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La maggior parte delle segnalazioni sono arrivate dalla Spagna, ma anche qualche italiano ha pubblicato lo stesso tipo di immagine che gli si è palesata davanti agli occhi entrando nell’app di Glovo. All’apparenza, dunque, sembra che la startup di delivery – fondata nel 2015 a Barcellona da Oscar Pierre, Sacha Michaud e che opera in 26 Paesi – sia stata vittima di un altro attacco hacker dopo quello già subito, in forma diversa, nel maggio del 2021. Ancora non sappiamo, però, se si sia trattato di un reale attacco hacker (e di che portata). I canali ufficiali di Glovo, per il momento, sembrano rispondere agli utenti con risposte standardizzate.

«Siamo molto dispiaciuti per quello che è successo. Per esaminarlo e offrirti una risposta, potresti contattarci tramite DM e fornirci maggiori dettagli? Molte grazie».

L’app Glovo è stata realmente hackerata?

Al centro del menù principale dell’applicazione compare una foto diventata simbolo e meme. Il volto che mostra il dito medio verso la telecamera è una persona molto nota in Spagna. Si tratta di Paco Sanz – diminutivo di Francisco José Sanz González de Martos -, 52enne condannato per frode. L’uomo divenne una vera e propria celebrità in Spagna tra il 2009 e il 2017, quando attirò l’opinione pubblica raccontando la storia di una malattia mortale che gli era stata diagnosticata: la Sindrome di Cowden.

Il caso Paco Sanz

Per questo motivo, parte del mondo dello spettacolo spagnolo si mobilitò in suo favore partecipando a una raccolta fondi avviata proprio da Paco Sanz. Ma le indagini rivelarono la truffa: quella malattia gli era stata realmente diagnosticata, ma in forma molto blanda e iniziale. Insomma, lo spagnolo (figlio dell’ex presidente della Federazione di Tiro a segno della Comunità Valenciana), non era in procinto di morte e aveva già ricevuto tutte le cure del caso senza dover andare a sottoporsi a costosissime cure sperimentali – come invece ripeteva nelle sue continue interviste – negli Stati Uniti. Anzi, a un trial gratuito negli Usa aveva preso parte nel 2011. Ma senza sborsare un euro. Da lì è arrivato l’arresto. Ed è proprio quella sua immagine a campeggiare negli screenshot pubblicati da diversi utenti spagnoli. Il tutto accompagnato da un messaggio che fa riferimento proprio alla richiesta di libertà di Paco Sanz e firmato da “Los Pelaos“.

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