In che occasione Giuseppe Conte ha citato Albert «Aistain» | VIDEO

In questi minuti, si sta diffondendo soprattutto su Twitter un video abbastanza virale del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che pronuncia in maniera piuttosto insolita per un orecchio italico il nome di Albert Einstein. Il video di pochi secondi sta circolando in rete:

Il video di Conte con la citazione di Albert Aistain

Conte cita una massima che è storicamente attribuita ad Albert Einstein, ovvero quella del «pesce che non sa nulla dell’acqua in cui nuota». E prima di citare l’aforisma, ne ricorda l’autore, ovvero Albert Einstein, che lui pronuncia «Albert Aistain». Un accento decisamente curioso che sta destando molta attenzione tra gli utenti della rete.

Tuttavia, è opportuno contestualizzare il momento esatto in cui Conte ha pronunciato quella frase. Non si tratta, infatti, di un video recentissimo, ma che risale almeno a una settimana fa. Nel corso dell’evento organizzato dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il presidente del Consiglio ha avuto l’onore di presentare il videogame didattico Cybercity Chronicles.

Quando è stato girato il video di Albert Aistain

Ad accompagnare il relatore Giuseppe Conte c’erano anche il dirigente scolastico dell’Istituto scolastico Regina Margherita Pasqualina Mirarchi, i vertici dell’intelligence italiana – a cominciare dal direttore del Dis Gennaro Vecchione -, la direttrice per l’Intelligenza Artificiale e l’industria digitale della Commissione europea Lucilla Sioli, il capo di Gabinetto del Miur Giuseppe Chiné e il Presidente dell’Associazione editori sviluppatori videogiochi italiani, Marco Saletta. 

La visita all’Istituto Regina Margherita aveva fatto discutere nei giorni scorsi per le fotografie che Conte aveva pubblicato con degli alunni di seconda elementare e che erano finite su tutti i telegiornali della sera. I genitori dei bambini, infatti, hanno presentato un esposto al Garante perché ai loro bambini non erano somministrate le liberatorie per tempo.

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