Civitanova Marche, sarebbe stato meglio se chi ha fatto il video che circola sui social fosse intervenuto per evitare l’omicidio
Nell'epoca dell'iperconnessione succede anche questo: un pestaggio violento in pieno giorno, pochi passanti che cercano di lanciare qualche urlo e un cellulare pronto a riprendere tutto. Senza intervenire
30/07/2022 di Gianmichele Laino
I fatti sono questi. Nella giornata del 29 luglio, in una delle strade dello shopping di Civitanova Marche, un uomo ha aggredito un cittadino nigeriano disabile, Alika Ogorchukwu, colpendolo a morte ripetutamente. In seguito al pestaggio avvenuto in pieno centro, lo stesso Alika Ogorchukwu è deceduto dopo l’intervento del 118, che ha provato invano di rianimare la vittima. Di questo pestaggio esiste un video che ha immediatamente fatto il giro delle chat, dei social network e – infine – è stato pubblicato da diverse testate online. Il video fa capire quanto sia stato violento e gratuito il pestaggio e quanta indifferenza ci sia stata da parte delle persone che stavano assistendo alla scena (alcune di queste si sono limitate a gridare da lontano un semplice «E basta» o a cercare di avvisare che stava avvisando la polizia). Ma il video – girato con un cellulare (all’inizio della clip si vede anche il movimento di camera tipico di uno zoom) – ci fa capire anche che chi impugnava quel cellulare, in realtà, in quei 39 secondi che potevano essere decisivi per la vita della vittima, non è intervenuto, limitandosi a filmare.
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Civitanova Marche, era necessario filmare il video da pubblicare sui social?
Omicidio razzista di #civitanovamarche. Un tizio italiano ha ucciso un disabile nigeriano.
Questo è il video dell’inizio.
C’èra chi commentava, c’era chi filmava con il telefonino, ma non c’era chi ha aiutava la vittima.
Che è stata uccisa davanti a tutti. pic.twitter.com/2GCt12fMLY— Sarita (@Sarita_Libre) July 29, 2022
Nella società dell’iperconnessione, paradossalmente, conosciamo benissimo un contenuto che può diventare virale, che può farci fare diverse decine di migliaia di visualizzazioni, di like, di commenti; ma non riusciamo a distinguere quello che, invece, nella realtà si dimostra essere gravissimo, addirittura un’azione che precede un decesso. Lasciamo che le immagini scorrano davanti ai nostri occhi, filtrate dallo schermo di un cellulare, senza però renderci conto che stiamo vivendo anche noi quella situazione e che un nostro intervento, magari, avrebbe potuto cambiare il corso delle cose. L’iperconnessione, insomma, ci porta a essere solo osservatori, non attori della vita che ci circonda.
Per questa cosa ha pagato Alika Ogorchukwu: nessuno è riuscito a separarlo dal suo aggressore, nonostante fosse pieno giorno, nonostante ci fosse molta gente intorno a lui. La lite sarebbe stata innescata per futili motivi, anche se su questo gli inquirenti faranno ulteriori accertamenti. Così come sarà effettuata l’autopsia sul corpo, per chiarire le cause del decesso. Una vita, un video sul cellulare e sui social.