ChatGPT tornerà online in Italia entro il prossimo 30 aprile?

Questa è la data di scadenza indicata dal Garante per la protezione dei dati personali. Ma solo in caso di adozione delle misure richieste dall'Autorità

14/04/2023 di Enzo Boldi

Mentre buona parte delle Autorità e delle istituzioni di tutto il mondo hanno deciso di accendere un occhio di bue sulle eventuali violazioni dei regolamenti sulla protezione dei dati personali degli utenti da parte della chatbot conversazionale più famosa, ChatGPT sembra esser pronta a tornare disponibile in Italia. C’è una data, quella del 30 aprile, comunicata dal Garante per la privacy nostrano che, nelle scorse settimane, aveva ordinato l’interruzione del trattamento dei dati personali da parte di OpenAI sul territorio italiano. Ovviamente, però, quella data non rappresenta una certezza. Entro la fine del mese, infatti, l’azienda americana che ha sviluppato quel tipo di intelligenza artificiale dovrà adeguarsi alle richieste inoltrate dal Collegio. In caso contrario, la piattaforma non potrà tornare online.

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Come si legge nel comunicato pubblicato sul sito del Garante per la protezione dei dati personali, dopo l’incontro della scorsa settimana con i vertici dell’azienda americana sono state sollevate numerose questioni fondamentali. Criticità emerse nel corso delle verifiche che hanno portato alla sospensione del trattamento dei dati da parte di OpenAI. Adesso, è arrivata la resa dei conti:

«OpenAI avrà tempo fino al 30 aprile per adempiere alle prescrizioni imposte dal Garante per la protezione dei dati personali riguardo a informativa, diritti degli interessati, utenti e non utenti, base giuridica del trattamento dei dati personali per l’addestramento degli algoritmi con i dati degli utenti. Solo allora, venendo meno le ragioni di urgenza, l’Autorità sospenderà il provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani preso nei confronti della società statunitense e ChatGPT potrà tornare accessibile dall’Italia».

Solo dopo la verifica dell’attuazione di quelle modifiche – strutturali, di fatto (senza ovviamente entrare in mere questioni tecniche sulle funzionalità della chatbot, che non sono di competenza dell’Autorità) -, sarà sospeso il provvedimento annunciato lo scorso 30 marzo che ha poi provocato – come ricaduta – il blocco di ChatGPT in Italia (decisione presa da OpenAI).

ChatGPT disponibile in Italia entro il 30 aprile, forse

I punti fondamentali su cui si basano le richieste del Garante della Privacy per far tornare ChatGPT disponibile in Italia si focalizzano su 5 macro-categorie:

  • Informativa
  • Base giuridica
  • Esercizio dei diritti
  • Tutela dei minori
  • Campagna di informazione

Nel monografico di oggi, Giornalettismo andrà a scansionare punto per punto tutte le questioni da dirimere affinché ChatGPT possa tornare a funzionare (seguendo i metodi canonici, senza VPN o con l’ausilio di altre piattaforme che hanno integrato la chatbot) nel nostro Paese.

Il capitolo rimborsi

In attesa di quel che accadrà nel corso delle prossime settimane, occorre accendere anche un faro sulla situazione dei rimborsi. OpenAI – le cui comunicazioni non sono propriamente complete, tempestive e indicative dello status quo e di quel che accadrà – aveva “promesso” agli utenti che avevano sottoscritto l’abbonamento per accedere alle funzionalità di ChatGPT plus un indennizzo (ovvero la restituzione della quota versata per la sottoscrizione).

Nella comunicazione che campeggia, ancora oggi, nella homepage di ChatGPT è scritto: «Il 1 aprile 2023 abbiamo emesso un rimborso per tutti gli utenti in Italia che hanno acquistato un abbonamento a ChatGPT Plus nel mese di marzo 2023. Abbiamo inoltre sospeso temporaneamente i rinnovi degli abbonamenti in Italia, in modo che agli utenti non venga addebitato alcun costo per il periodo in cui l’accesso a ChatGPT è sospeso». Alcuni, come si evince da alcune testimonianze social, lo hanno ricevuto nelle prime ore successive al blocco in Italia.

Altri, invece, non hanno ancora ricevuto alcun tipo di rimborso, nonostante siano passate due settimane dal blocco di ChatGPT in Italia. Ci sono casi, come ha raccontato un utente a Giornalettismo, in cui il piano di abbonamento non risulta esser stato sospeso. Si tratta di un utente che ha effettuato una sottoscrizione per utilizzare le API (Application Programming Interface), dunque non l’abbonamento base a ChatGPT plus.

E lui stesso ci ha raccontato di aver visto una modifica nel prezzo del suo abbonamento (per una cifra inferiore di 4 euro rispetto al previsto), senza che ci sia stata alcuna comunicazione da parte di OpenAI.

Dunque, la situazione attuale sembra mostrare almeno due fattispecie di condizione: c’è chi ha ricevuto, immediatamente, il rimborso e chi – invece – ha visto il proprio account rimanere “premium“.

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