Il mail bombing che potrebbe colpire la procura di Torino dopo la diffusione degli indirizzi nelle chat no-vax

L'indirizzo mail del sostituto procuratore, il numero della sua segreteria, altri contatti della procura circolano su Telegram

16/09/2021 di Gianmichele Laino

In fondo, ve li immaginate? Scrivere il testo di una mail, condividerla prima fra diversi contatti, digitarla sul proprio computer e premere invia, inondando la casella di posta del sostituto procuratore di Torino, il cui indirizzo mail è finito in diverse chat no-vax su Telegram. Già, perché – stando a quanto risulta agli inquirenti – la procura di Torino è diventata il vero e proprio nuovo bersaglio di chi si oppone alla vaccinazione e al green pass e che utilizza i servizi di messaggistica istantanea per diffondere le proprie idee. Oltre ai dati personali di persone e istituzioni.

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Chat no-vax contro la procura di Torino: diffondono indirizzi e numeri di telefono

La procura di Torino perché? Lo ricordiamo brevemente: era stato proprio l’ufficio del capoluogo del Piemonte a chiedere a Telegram di oscurare il canale no-vax più famoso sul servizio di messaggistica istantanea, Basta dittatura! con oltre 40mila iscritti. La notizia aveva fatto il giro dei quotidiani, anche per la scarsa collaborazione fornita da Telegram al momento della richiesta da parte della procura torinese. Possibile che un’azienda leader nella messaggistica istantanea sia così insensibile ai richiami della legge italiana? La situazione aveva paradossalmente creato una sensazione di invincibilità nei gestori delle chat no-vax su Telegram, che si erano prese gioco della procura torinese (e della stampa che aveva dato questa notizia).

Ora, in altre chat sull’app di Pavel Durov sono passati al “contrattacco”. La procura di Torino – l’indirizzo mail del sostituto procuratore, il numero di telefono della sua segreteria, il numero di telefono del suo ufficio al Pala Giustizia – è diventata il nuovo obiettivo da colpire attraverso la pubblicazione di contatti. Non si temono particolari ritorsioni, ma un’attività di mail bombing sì. Non così pericolosa, ma sicuramente artefice di possibili rallentamenti nel lavoro delicato della procura.

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