Perché Airbnb ha dovuto versare al Fisco 576 milioni di euro (e non 779)

A novembre l'Agenzia delle Entrate aveva sequestrato quasi 800 milioni di euro per evasione fiscale. Alla fine, si è arrivati a un accordo sul pagamento a una cifra più bassa. Ecco il perché

02/01/2024 di Enzo Boldi

Era l’inizio di novembre del 2023. Da mesi si parlava dell’aumento della cedolare secca per alcuni alloggi in affitto breve su Airbnb. Quella norma era prossima dal diventare legge, quando l’Agenzia delle Entrate italiana aveva appena concluso le sue indagini che avevano portato all’individuazione di una maxi evasione fiscale da parte della piattaforma. Da lì si arrivò al sequestro di ben 779 milioni di euro, cifra che – stando alla prima parte dell’inchiesta – rappresentava il mancato versamento di quell’imposta nel nostro Paese dal 2017 al 2021. Alla fine, Fisco e azienda si sono seduti al tavolo e la quota effettivamente pagata è stata di circa 200 milioni in meno. Ma c’è un motivo.

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Non si tratta di un accordo tra le parti, ma di un ricalcolo basato su dati concreti. Il sequestro, come spesso accade in questi casi, era stato calcolato in misura maggiore rispetto all’effettivo mancato versamento dell’aliquota del 21% della cedolare secca nel periodo 2017/2021. Alcuni approfondimenti, infatti, hanno portato alla luce alcune lacune nella valutazione: si trattava della summa del giro d’affari di Airbnb in Italia, senza tenere conto di quegli host che non dovevano versare alcuna tassa e di quelli che invece, in autonomia, avevano provveduto a pagare il dovuto. Dunque, quei 779 milioni di euro sequestrati sono scesi a quota 353 milioni di euro. A questi ultimi sono state aggiunti 174 milioni di euro di sanzioni amministrative e 49 milioni di euro di interessi maturati.

Cedolare secca Airbnb, il versamento da 576 milioni di euro

Un totale di 576 milioni di euro che Airbnb. Cifra che l’azienda che cura la piattaforma ha deciso di versare al Fisco senza alcuna “rivalsa” sugli host. Perché, stando alle accuse dell’Agenzia delle Entrate, era proprio Airbnb a dover ricoprire la funzione di sostituto d’imposta (stando Decreto legge numero 50 contenente l’articolo 4 del 2017, come già spiegato in un nostro precedente approfondimento). Ma cosa accadrà a quel mancato versamento della cedolare secca Airbnb relativa al 2022 e 2023? L’accordo con il Fisco, infatti, non riguarda l’ultimo biennio.

E in attesa che si entri nel vivo delle novità (come l’aliquota al 26% per alcune fattispecie di host che trattano affitti brevi su multiprorità), Giornalettismo – nella giornata di oggi – analizzerà lo stato dell’arte e il futuro delle locazioni brevi (attraverso app digitali, e non solo) nel nostro Paese. Perché il giro d’affari è molto elevato e occorre tenere un occhio sulle imposte previste dalle vecchie e dalle nuove leggi (che sono andate a integrare quanto già deciso nel 2017). E per quel che riguarda l’ultimo biennio, la stessa azienda sta cercando di trovare un accordo con gli host, per far versare a loro il dovuto.

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