Non vediamo gente indignata per la privacy quando si tratta di cashback di Natale

Eppure, i dati personali da inserire sono tanti

07/12/2020 di Gianmichele Laino

A partire da oggi, 7 dicembre, con un aggiornamento dell’app IO della Pubblica Amministrazione, è possibile accedere al programma Cashback Natale, che prenderà il via a partire dalla giornata di domani, 8 dicembre e che prevede un rimborso massimo del 10% di tutti gli acquisti effettuati con moneta elettronica in negozi fisici da parte dei cittadini italiani. Il sistema dell’app IO della Pubblica Amministrazione è già – come al solito – sovraccarico, dal momento che in tanti stanno cercando di aderire al programma e di inserire i propri metodi di pagamento da collegare al tracciamento del cashback.

LEGGI ANCHE > Vinci una telefonata con Salvini, basta lasciare i tuoi dati Instagram

Cashback Natale, non c’è nessuna crociata contro la privacy?

Una previsione che era stata fatta dalla stessa Pubblica Amministrazione che, nelle FAQ e nelle istruzioni che hanno preceduto questa ennesima giornata difficile del digitale istituzionale italiano, avevano già anticipato la possibilità che, soprattutto nelle prime ore del 7 dicembre, ci sarebbero potuti essere problemi con il caricamento delle modalità di pagamento da associare all’app.

Confronto tra cashback Natale e app Immuni

Tuttavia, non vediamo persone indignate per questo tipo di cessione dei propri dati personali. Ricordate il clamore che c’è stato con app Immuni? Eppure, in quella circostanza non erano entrati in ballo né geolocalizzazioni, né tantomeno cessione di estremi di pagamento (come IBAN e numero dei propri strumenti di pagamento elettronico). Però sui social network e nel dibattito pubblico era tutto un gridare alla violazione della privacy, che non poteva in alcun modo contrastare con il diritto alla salute.

Il tracciamento di app IO, per forza di cose, è molto più invasivo rispetto a quello dell’app Immuni, eppure – se si fa eccezione per qualche voce isolata a destra, come Matteo Salvini e Giorgia Meloni che hanno provato, senza particolare successo, a lanciare questa battaglia sulla privacy – nessuno sembra aver nulla da ridire in proposito. Forse perché i primi 150 euro (si tratta del tetto massimo di rimborso che ogni italiano può raggiungere nel mese di dicembre) che verranno accreditati a febbraio fanno gola a tanti. Pare sia questo – nell’opinione pubblica – il prezzo fissato rispetto al quale risulta ragionevole (senza polemiche) il trattamento dei dati personali.

Share this article