Il Consiglio di Stato boccia il ricorso di Casapound contro lo ‘sfratto’

07/07/2020 di Enzo Boldi

Due motivazioni contraddittorio con la prima che negava la seconda (e viceversa). Per questo motivo, il Consiglio di Stato ha rispedito al mittente il ricorso presentato nelle scorse settimane di Casapound contro lo sfratto dello stabile occupato di via Napoleone III, a Roma. Un mese fa, era il 3/4 giugno, si era creata una grande confusione dopo gli annunci di Virginia Raggi e Laura Castelli sullo sgombero del palazzo – con tanto di smentita da parte della Questura di Roma -, poi è arrivata la decisione definitiva del sequestro preventivo con l’accusa di occupazione abusiva. Ma la decisione del Consiglio di Stato riguarda un vecchio ricorso sullo sfratto, presentato un anno fa.

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Ora, come riporta La Repubblica, il Consiglio di Stato ha deciso di bocciare il ricorso presentato da Casapound contro quella decisione. Il Motivo? Una contraddizione nelle stesse motivazioni presentate dai legali del movimento di estrema destra. Da una parte, infatti, il gruppo sosteneva che il movimento sarebbe stato colpito con un «danno grave e irreparabile» senza la sospensione della sentenza; dall’altra, Casapound ha sostenuto che «nessuna occupazione dell’immobile è da potersi ricondurre all’associazione ricorrente».

Casapound, il Consiglio di Stato boccia il ricorso

Due motivazioni che non possono coincidere. Dire che il movimento avrebbe subito un grave danno da quella decisione e poi sostenere che quell’occupazione non sia riconducibile al movimento stesso è una contraddizione in termini. Insomma, la poca chiarezza nelle stesse richieste di Casapound non ha potuto far altro che portare a una bocciatura del ricorso da parte dei giudici del Consiglio di Stato.

Lo stabile di via Napoleone III

La storia dell’occupazione del palazzo, nei pressi della centralissima stazione Termini di Roma, parte nel lontano 2003. Lo stabile di via Napoleone III è stato per anni nelle mani di Casapound, diventando anche la sede ufficiale del movimento di estrema destra. Da lì nacque una disputa sociale e politica, con varie decisioni in merito che, però, non hanno portato praticamente a nulla. Fino al mese scorso. In ballo, inoltre, c’è anche un risarcimento per danno erariale nei confronti del movimento di estrema destra, ma anche di Mef e Miur (la palazzina, prima dell’occupazione, era la sede di alcuni uffici del Ministero dell’Istruzione) che, nel corso degli anni, non hanno denunciato la situazione.

(foto di copertina: da Google Maps)

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