Il candidato della Lega in Calabria che, dalla vasca da bagno, manda i saluti al gruppo ‘revenge porn’
09/01/2020 di Redazione
In Calabria si corre per le elezioni regionali del prossimo 26 gennaio. Non senza qualche intoppo. Sul web, infatti, sta circolando un video di un candidato Lega che, da una stanza di albergo di Roma, ha girato immagini nella vasca da bagno, con tanto di sigaro e whisky, per salutare gli amici del gruppo WhatsApp «revenge porn», al quale evidentemente era inserito.
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Candidato Lega manda un saluto al gruppo revenge porn
Si tratta di un candidato della Lega che già in passato ha ricoperto ruoli amministrativi, essendo stato eletto nella maggioranza di centrodestra come consigliere comunale di Corigliano Calabro. Nel video, che qualcuno ha fatto girare con la scritta «il nipote di Cetto La Qualunque candidato nella Lega», si vede l’interessato alle prese con un sigaro che, dopo aver affermato di aver partecipato alla manifestazione organizzata da Matteo Salvini, brinda con un bicchiere di whisky e manda un saluto al gruppo che, appunto, si chiama ‘revenge porn’.
La spiegazione del candidato Lega su quel video
Una scelta piuttosto ambigua, che tuttavia viene spiegata dallo stesso candidato alla regione, intercettato dal quotidiano locale LaC – news24: «È stato l’amministratore del gruppo a chiamarlo così – ha affermato – perché in quel periodo era in discussione in parlamento la normativa (in realtà un emendamento inserito nel cosiddetto codice rosso, ndr) per contrastare questo fenomeno».
In ogni caso, il candidato Lega ha affermato di non aver fatto nulla di male e di voler aspettare il 27 gennaio, giorno successivo alle elezioni, per capire se questo video pubblicato in rete e nelle chat WhatsApp di diverse aree della Calabria lo abbia danneggiato o meno dal punto di vista dell’immagine. Certo, è curioso che un componente del gruppo WhatsApp ‘revenge porn’ sia stato vittima di un meccanismo molto simile a quello a cui alludeva il nome della chat. Qualcuno, infatti, ha estrapolato il video dalla conversazione privata e lo ha fatto circolare liberamente in rete, probabilmente senza il consenso dell’interessato. Un motivo in più per impegnarsi a contrastare il fenomeno, piuttosto che a prenderlo in giro.