Cos’è questa storia che «a luglio ha sempre fatto caldo» e che non dobbiamo «sacrificarci all’ideologia»
Un articolo di Giuliano Ferrara su Il Foglio - testata che è sempre stata indicata come scettica sul cambiamento climatico - ha sollevato un dibattito
21/07/2022 di Redazione
Articolo di taglio alto su Il Foglio del 20 luglio. Giuliano Ferrara lo firma. Il titolo scelto da una testata che, spesso, viene considerata piuttosto scettica sul concetto di cambiamento climatico, è: A luglio fa caldo da secoli, facciamocene una ragione con lo stile asettico dei bollettini dell’Aeronautica, invece di sacrificarci all’ideologia. All’interno dell’articolo, il fondatore della testata invita a soffermarsi sul concetto di “caldo a luglio” e a leggere, appunto, i bollettini meteorologici che parlano di punte di 38° per quanto riguarda le temperature, ma anche di “regime di brezza” in alcune località. Il sottinteso è che – secondo questi toni – la questione climatica, almeno per quanto riguarda il periodo che stiamo vivendo, sarebbe molto meno devastante rispetto a quella che viene prospettata quando si parla di cambiamenti su larga scala.
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Caldo a luglio, l’articolo di Giuliano Ferrara e il dibattito che si è scatenato
Va evidenziato immediatamente, come risposta al dibattito, il tweet del direttore del National Geographic, Marco Cattaneo. Quest’ultimo ha utilizzato lo strumento messo a disposizione, open source, dal NY Times: si tratta di un rilevatore statistico che, in base alla città di riferimento, calcola il numero di giorni con temperature medie superiori ai 32° durante l’anno. Il grafico proposto dal direttore del National Geographic fa riferimento alla città di Roma, dal 1960 in poi. La curva dei giorni è in evidente ascesa.
Sostiene Giuliano Ferrara che a luglio ha sempre fatto caldo. Già. Così ho calcolato per lui i giorni sopra i 32 gradi nella sua città, Roma, da quando aveva 8 anni (dal 1969, il db non va più indietro). La memoria, a volte, fa brutti scherzi.
1/2 pic.twitter.com/ln3GooYTuA— Marco Cattaneo (@marcocattaneo) July 20, 2022
Nell’articolo di Giuliano Ferrara si parte da un assunto che è spesso argomento di chi si mostra scettico nei confronti del cambiamento climatico: ovvero, che le cose sono sempre andate così, che la stagionalità prevede periodi più caldi e periodi più freddi, che «è anche possibile che questa cosa […] dei ghiacciai che ci minacciano […] sia parte di una variazione climatica piuttosto difficile da classificare, da afferrare nelle sue cause e nei suoi effetti di breve e medio termine (nel lungo, va ricordato, saremo morti)». Che il modo migliore per valutare il cambiamento climatico sia affidarsi ai bollettini meteorologici.
Ma è evidente, sin dalle fondamenta del ragionamento, che i concetti di clima e di meteo siano molto diversi tra loro. L’Italian Institute for Planetary Health (IIPH) insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – proprio oggi – ha diffuso uno studio che evidenzia come, rispetto alle temperature del periodo rilevate tra 1961-1990, la media italiana si è innalzata di oltre 1,5°. Ciò evidenzia come gli effetti siano senz’altro sul lungo termine. Per quello che riguarda, invece, le temperature del mese di luglio: l’Agenzia nazionale per le informazioni ambientali degli Stati Uniti ha evidenziato come il luglio del 2021 sia stato il mese più caldo di sempre da 142 anni a questa parte, perché in tutto il mondo – a ogni latitudine, longitudine e altitudine – c’è stato un aumento di quasi un grado (0,93) sopra la media del ventesimo secolo.