L’incredibile storia di una fake news svelata al Corriere: «Prima di essere imbrattato, il busto di Marconi al Pincio non esisteva»

La testata ha raggiunto Karlo Mangiafesta, l'artista che ha "creato la fake news" del busto imbrattato di Guglielmo Marconi

17/10/2021 di Redazione

C’era stato ampio dibattito circa un mese fa, in merito a una notizia – riportata da diverse testate, compreso il Corriere della Sera che oggi dà una rilettura clamorosa della vicenda – che rende perfettamente l’idea di come si possa costruire con facilità, in questo preciso momento storico, una fake news, fabbricandola dal nulla e facendo concentrare su di sé l’attenzione della stampa e delle forze dell’ordine. Si tratta del busto di Guglielmo Marconi che – il 12 settembre scorso – era stato imbrattato al Pincio. Il Corriere della Sera, oggi, in un articolo firmato da Renato Franco, ha spiegato che – in realtà – la notizia era stata volutamente creata dal nulla da un artista à la Banksy (che si firma Karlo Mangiafesta) che aveva prima aggiunto un busto di Guglielmo Marconi alle 228 statue del Pincio e poi lo aveva imbrattato per protesta nei confronti della sua passata adesione al partito fascista.

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Busto Marconi e l’intervista al Corriere della Sera

Mettiamo in ordine le cose. Secondo l’intervista al Corriere, l’artista avrebbe eseguito queste azioni: avrebbe realizzato ex novo un busto di Marconi, lo avrebbe posizionato lungo la passeggiata del Pincio, avrebbe imbrattato lo stesso busto con la rivendicazione, avrebbe creato ad hoc una pagina Facebook seguita da 8 persone dove – come unico contenuto – è stato postato un video dell’azione. Questo insieme di azioni avrebbe provocato: rilievi da parte delle forze dell’ordine, due giorni di campagna di stampa (diversi giornali hanno affrontato l’argomento, Il Foglio si è persino inventato una Lettera aperta di Guglielmo Marconi al suo imbrattatore), la modifica della pagina di Wikipedia sul numero dei busti del Pincio.

Cosa non tornava di questa storia, anche prima della rivendicazione

Già, perché in realtà, nell’elenco dei personaggi illustri ritratti lungo una delle passeggiate più famose di Roma, Guglielmo Marconi non c’era. Tutti i documenti online che parlano della passaggiata del Pincio contano 228 statue. Wikipedia – che, nel motore di ricerca, è il risultato meglio indicizzato – ne conta 229, ma soltanto in seguito all’evento dello scorso settembre, quando è stata effettuata una modifica alla pagina. Per quanto ci riguarda, abbiamo anche confrontato l’immagine del busto con quella di Guglielmo Marconi, non riscontrando alcuna somiglianza.

Al Corriere Karlo Mangiafesta ha dichiarato: «Mi interessava vedere cosa sarebbe successo se avessi inscenato una notizia totalmente falsa. Qualcuno si sarebbe accorto della bugia o l’efferatezza della vicenda sarebbe stata sufficiente, per chi è a caccia di interazioni e visualizzazioni, a renderla reale? C’è da chiedersi: se dei giornali ne scrivono, e la gente inizia a parlarne, cosa rende quella notizia meno vera di una successa veramente?».

Per avere informazioni sugli ulteriori sviluppi della vicenda, Giornalettismo ha provato a inviare una mail all’indirizzo di riferimento relativo alla pagina Facebook su cui è comparso il video di rivendicazione del gesto. L’obiettivo è chiedere il contesto dell’azione e qualche informazione in più sull’artista che si è reso protagonista di questo gesto di protesta sociale. Vi aggiorneremo nel caso in cui dovesse arrivare risposta a questa mail.

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