La sentenza che dice che Facebook ha copiato da un’azienda italiana (con un danno di 3,8 milioni)

La questione della Business Competence

05/01/2021 di Gianmichele Laino

Cos’hanno in comune Facebook e una azienda milanese che si chiama Business Competence? Molto, anzi, a conti fatti, un affare che potrebbe essere quantificato in 3,8 milioni di risarcimento. Già perché la vicenda che sta andando avanti da diverso tempo e che riguarda proprio la company milanese che ha sfidato, in tribunale, il colosso del social network sembra essere giunta a una conclusione. La corte d’Appello di Milano, infatti, ha riconosciuto che l’over the top di Mark Zuckerberg avrebbe copiato un’applicazione che, con la geolocalizzazione, permette a chi la utilizza di scoprire negozi, locali, ristoranti nelle vicinanze, basandosi sui propri interessi.

LEGGI ANCHE > Facebook si accorda con il fisco italiano e chiude a 100 milioni il suo debito

La Business Competence e l’applicazione ripresa da Facebook

Anche in un primo momento la soluzione legale sembrava essere appannaggio della società milanese, con il  tribunale di primo grado che, tuttavia, aveva riconosciuto un danno procurato da Facebook di gran lunga inferiore, quantificato in circa 350mila euro (a cui si sarebbero dovuti aggiungere altri 90mila euro di spese legali). Tuttavia, la corte d’Appello ha riconosciuto un danno decisamente maggiore, sposando in pieno i risultati di una perizia tecnica che ha valutato in maniera approfondita l’impatto del danno procurato da Facebook all’azienda milanese.

La società ha sede a Cassina de’ Pecchi e aveva progettato una applicazione che si chiamava Faround e che aveva come obiettivo proprio quello che abbiamo descritto in apertura di articolo. Successivamente, su Facebook comparve la gemella Nearby che – non dovendo nemmeno essere scaricata – risultava molto più comoda di Faround, svolgendone praticamente le stesse funzioni. Tutto questo avveniva nel 2012 e la denuncia arrivò due anni dopo. Inizialmente, la perizia di parte aveva stabilito un danno di circa 18 milioni di euro. La sentenza di primo grado, pur riconoscendo le ragioni di Business Competence, aveva senza dubbio ridimensionato di molto questa richiesta. Quella della Corte d’appello fa un passo in avanti sicuramente più deciso e rende maggiore giustizia a una società che, nel frattempo, è cresciuta e che ha avuto il merito di lottare ad armi pari proprio con Facebook.

Share this article
TAGS