Le bufale sugli effetti nocivi del Wi-Fi | RICETTA ROSSA

L'intervista a Noemi Urso, caporedattrice di Butac e parte della redazione di "Dottore, ma è vero che...", l'organo di informazione della Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO)

13/12/2023 di Redazione Giornalettismo

Ogni nuova tecnologia che avanza viene accompagnata da dubbi e perplessità che, in molti casi, si tramutano in paure. La novità, come sempre, può spaventare e lasciare destabilizzati. Se poi, però, intervengono studi continui e aggiornati in grado di mettere a tacere ciò che, con il passare del tempo, si tramuta in una teoria del complotto, occorre fare un passo indietro e valutare quel che accade con razionalità. Nell’undicesima puntata del format Ricetta Rossa, Giornalettismo ha intervistato Noemi Urso, caporedattrice di Butac e parte della redazione di “Dottore, ma è vero che…”, l’organo di informazione della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), per sfatare le principali bufale sul Wi-Fi e sulle onde elettromagnetiche.

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Nel corso degli anni, il web ha ospitato decine di fake news relative alle onde elettromagnetiche. Anche quelle relative ai sistemi di comunicazione. Per esempio, all’inizio del 2021 era stata diffusa la bufala di una moria di uccelli a Roma a causa dell’attivazione delle antenne 5G (non-notizia che Giornalettismo smontò all’istante). La punta di un iceberg che poi è sceso anche con paradossali collegamenti tra il funzionamento di queste antenne e il vaccino anti-Covid. Insomma, un pot-pourri di amenità che per mesi sono imperversate sui principali social network.

Bufale sul Wi-Fi, le paradossali teorie del complotto

Ma perché succede tutto questo? Perché si innesca questo meccanismo in parte della popolazione? «Le nuove tecnologie sono spesso soggetto di teorie del complotto perché creano grosse preoccupazioni – ha spiegato a Giornalettismo Noemi Urso -. Non le capiamo, non siamo a conoscenza di come funzionano e, purtroppo, nel nostro Paese c’è anche poca conoscenza della scienza e di come funziona». E per quel che riguarda le antenne di questo sistema di comunicazione, sono state toccate vette quasi inarrivabili: «Quando si parla di Wi-Fi, nel corso della nostra esperienza abbiamo visto delle teorie del complotto, a volte, assurde. Anche legate ai vaccini, perché quando si parla di teorie del complotto c’è la tendenza a credere a una e quindi anche alle altre».

Ma non è logico avere paura di queste che, a tutti gli effetti, sono dicerie già smentite (più volte) dalla scienza: «Non ci sono pericoli, perché le onde che il Wi-Fi emette sono di un tipo che non ha abbastanza potenza, che non trasporta abbastanza energia per avere degli effetti sui tessuti biologici. Quindi, sostanzialmente non c’è quella che si chiama plausibilità biologica per pensare che possano avere effettivamente degli effetti, che possano fare delle modifiche sul nostro corpo. Come succede, invece, ad esempio con i raggi-X, con quelle che si chiamano radiazione ionizzanti».

E le istituzioni europee, negli ultimi anni, sono intervenute anche per ridurre i rischi legati a un’elevatissima (quindi non standard) esposizione a queste onde elettromagnetiche: «L’Unione Europea ha sostanzialmente calcolato quale potrebbe essere un livello di esposizione così alto da poterci dare dei rischi, anche se – ripeto, questi rischi non sono accertati – e ha dato indicazioni agli Stati membri di abbassarlo di 50 volte e assicurarsi che sui loro territori questa soglia non venga superata. Quindi, il rischio è veramente minimo».

Dunque, l’Europa – che spesso è intervenuta per smentire le bufale sul Wi-Fi -, ha posto un limite e – al tempo stesso – prosegue negli investimenti. Anche perché i limiti fissati per legge sono quelli a tutela della salute dei cittadini, come spiega Noemi Urso: «Questa credo che sia una delle conseguenze più dannose delle teorie del complotto. Se ci fermiamo un attimo a pensare alle implicazioni che prevedono, appunto, che grandi istituzioni come possono essere quelle a livello europeo, non si curino così tanto della salute di tutti i loro cittadini, da permettere che delle tecnologie che sono state dimostrate “rischiose per la salute” vengano diffuse al grande pubblico… Insomma, questo diventa un grande problema quando si va effettivamente a parlare di emergenze e di salute pubblica».

Ma le onde elettromagnetiche sono sempre sotto l’occhio degli studi. E ci sono degli aspetti che continuano a essere pedissequamente analizzati: «L’apparecchio che, effettivamente, è più sotto i radar della comunità scientifica, su cui si sono fatti più studi e su cui ancora se ne fanno, sono i cellulari. Perché comunque sono dispositivi che noi abbiamo in mano tutti i giorni, che spesso teniamo vicino alla testa o vicino agli organi genitali quando li teniamo in tasca. Sono quelli che, quindi, sono ovviamente i più studiati. Anche lì, però, non sono state evidenziate delle correlazioni».

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