La morte fake (di nuovo) di Papa Ratzinger

Intorno all'una di questa notte, la notizia falsa si è diffusa, soprattutto in America Latina e in Nord America. Ma - ovviamente - si tratta dell'ennesima bufala sul papa emerito

12/07/2022 di Giacomo Aschacher

Attorno all’una e trenta del mattino di martedì 12 luglio da un account twitter apparentemente collegato al vescovo Georg Bätzing, presidente della conferenza episcopale tedesca, viene annunciata, con un messaggio lapidario in spagnolo e accompagnato da una foto, la morte del Papa emerito Benedetto XVI.

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La nuova bufala della morte di Benedetto XVI

Circa mezz’ora dopo, lo stesso account si autodenuncia attraverso due tweet pubblicati a breve distanza l’uno dall’altro, il primo in spagnolo, il secondo in inglese, dichiarando che si tratta di un profilo falso, creato dal “giornalista” italiano Tommaso Debenedetti già in passato divenuto celebre per aver pubblicato finte interviste a personaggi famosi (tra gli altri Philip Roth, John Grisham, Michail Gorbačëv, José Saramago e il Dalai Lama) e tweet con notizie fasulle pubblicati, come in questo caso, da account che impersonavano personaggi famosi ma non presenti sui social. Un esempio di quanto descritto è ciò che è accaduto con un presunto profilo del cardinale Tarcisio Bertone che anche in quel caso, circa 10 anni fa, aveva annunciato per la prima volta la morte di Papa Ratzinger. Sempre in quel periodo, inoltre, un account apparentemente collegato al ministro degli interni russo Vladimir Kolokoltsev aveva diffuso la notizia della morte del dittatore siriano Bashar Al Assad, generando addirittura fluttuazioni sul prezzo del petrolio grezzo.

La diffusione della fake news, sui social e su Google

A un’ora dalla pubblicazione della bufala, il tweet iniziale ha già collezionato oltre 1000 like, quasi 1000 retweet e 200 commenti e la notizia comincia a essere pubblicata da numerose testate online, principalmente messicane e via via a seguire altre testate dell’America latina e degli Stati Uniti visto anche l’orario di piena attività di una redazione giornalistica (in Messico è tardo pomeriggio). Una prima traccia di un articolo “ufficiale” lo si trova già poco prima delle due sul sito messicano di news Excelsior che nel frattempo ha sostituito il testo dell’articolo:

Tra le vittime illustri della falsa notizia pare esserci anche l’ex presidente del Messico, Felipe Calderón che pubblica un tweet ricordando la visita di Benedetto XVI nel paese sudamericano durante la sua presidenza cancellandolo poi nelle ore successive (ma diversi screenshot ne testimoniano l’esistenza).

Passano quasi due ore prima che la notizia cominci a essere ufficialmente smentita e si cominci a parlare del profilo fake del vescovo tedesco. Profilo oramai cancellato (ne resta qualche traccia su Google) ma che in effetti avrebbe potuto destare qualche sospetto nei giornalisti non essendo verificato e contando 700 follower contro gli oltre 14.000 seguiti.

Papa Ratzinger

Risulta infatti abbastanza poco credibile che un account di un vescovo ne possa seguire così tanti altri a fronte di una platea esigua di follower. Così come è quantomeno anomalo che un vescovo, pur con un ruolo importante, pubblichi per primo la notizia della morte di una delle personalità viventi (è il caso di ribadirlo) più illustre e conosciuta in tutto il pianeta.

Prima di diffondere qualsiasi notizia, dovrebbero sempre esserci almeno due o tre fonti che la confermano: è un principio fondamentale del giornalismo, troppo spesso ignorato. Affidarsi a un profilo social, non verificato e senza un’altra conferma da parte di un organo ufficiale del Vaticano appare più un desiderio di pubblicare per primi una notizia che genererà visualizzazioni (e quindi ricavi pubblicitari) pur mettendo in conto che si tratti di una bufala. Pubblicare la smentita non rischiando di perdere granché credibilità (tanto lo fanno tutti) e colpevolizzando esclusivamente l’account fake, diventa anzi, un ulteriore volano per aumentare traffico e guadagni da non una ma ben due notizie in grado di creare scompiglio e rumore pur essendo basate sul nulla e assottigliando così ulteriormente il divario che dovrebbe esserci da una fonte affidabile di notizie (una testata giornalistica) e un profilo anonimo presente sui social network in grado di scrivere qualsiasi cosa senza onere della prova.

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