Il progetto fallito di Google: un chatbot AI destinato alla GenZ

Nelle pieghe dei progetti di intelligenza artificiale firmati Google, c'era anche Bubble Characters. Poi, l'azienda l'ha messo in stand-by. Ma anche lì, il tema dei dati poteva essere al centro di polemiche

13/07/2023 di Gianmichele Laino

Facciamo subito una premessa. I dati sono sempre una materia molto delicata. Ma ci sono delle categorie di dati – o meglio, di persone a cui questi dati si riferiscono – che sono più delicate di altri. Pensiamo, ad esempio, ai dati sanitari delle persone fragili. Oppure, pensiamo ai dati dei minori. Proprio alle nuove generazioni (non per forza soltanto minori di 18 anni, comunque) si rivolgeva un progetto di intelligenza artificiale che Google stava preparando parallelamente a Bard. Questo progetto si chiamava Bubble Characters e voleva una sorta di personaggio digitale parlante che, attraverso l’intelligenza artificiale generativa, avrebbe offerto le risposte agli utenti GenZ che lo avessero consultato.

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Bubble Characters e i dati personali necessari per farlo funzionare

Un progetto come Bubble Characters avrebbe in ogni caso comportato uno scraping rilevante di dati personali, soprattutto di ragazzi molto giovani, avendo come obiettivo quello di fornire delle risposte molto targettizzate sulla Generazione Z. Inevitabile, dunque, che questo strumento di intelligenza artificiale fosse particolarmente aggiornato, con uno scarsissimo gap cronologico alle spalle (a differenza di ChatGPT che arresta le sue risposte al 2021), con una visione sempre più orientata alle tendenze che caratterizzano gli account social degli utenti coinvolti.

Visto che l’azione legale contro Google che è stata portata avanti dagli avvocati californiani di Clarkson Law Firm parlava di dati personali di milioni di utenti per tutti gli strumenti di intelligenza artificiale di Google, non si esclude che anche Bubble Characters fosse entrato nel mirino. Sebbene la sua storia, ora, sembri molto distante da un lieto fine. L’assistente personale di Google per i giovani della GenZ, infatti, è stato messo in stand-by dallo stesso colosso di Mountain View.

Per colmare le distanze con una piattaforma molto più avanzata come ChatGPT, infatti, Google ha scelto Bard. E – secondo quanto riportato dalla CNBC – per questo motivo avrebbe distratto dal progetto Bubble Characters molte risorse per dirottarle proprio sul completamento e sul miglioramento di Bard. «Ciò che è iniziato come qualcosa da romanzo di fantascienza, è diventato la prossima generazione di conversazioni a livello umano» – recitava il claim introduttivo che provava a spiegare cosa fosse Bubble Characters. Ciò che è iniziato come un qualcosa da romanzo di fantascienza – aggiungiamo noi – è rimasto qualcosa da romanzo di fantascienza. Con una boccata d’ossigeno – forse – per i dati personali degli utenti più giovani.

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