Come la politica sta cercando di spostare l’attenzione dai parlamentari col bonus alle legge del bonus
Dopo le prime ore di indignazione, in molti si sono concentrati sulla norma e non sul fatto che i deputati abbiano arbitrariamente deciso di ottenere quei 600 euro in più
10/08/2020 di Enzo Boldi
La moralità passa in cavalleria. Dopo quanto fatto trapelare nelle giornata di domenica dall’Inps, con i cinque deputati pizzicati ad aver richiesto e ottenuto il bonus Covid da 600 euro (nonostante il proprio lauto stipendio mensile da 12439 euro netti), l’attenzione della politica (o di una parte di essa) si è magicamente spostata sulla norma che non ha messo paletti di reddito o limitazioni per usufruire di quella cifra messa a disposizione dello Stato italiano per supportare i cittadini e lavoratori in difficoltà durante la prima fase dell’emergenza sanitari. Insomma, la questione morale sembra essere già state messa sotto il tappeto, come polvere che si vuole nascondere.
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Il primo a spostare l’attenzione è stato Matteo Salvini che, con un tweet, ha sì criticato quei deputati (tre sono della Lega, uno di Italia Viva e un altro del Movimento 5 Stelle), ma ha attaccato anche il governo per quella norma e l’Inps per aver accettato quelle richieste.
Che un parlamentare chieda i 600€ destinati a P.Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna. Che l’Inps (migliaia di lavoratori aspettano ancora la Cig) li abbia dati è una vergogna. In qualunque Paese, tutti costoro si dimetterebbero.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) August 9, 2020
Bonus Covid e il magico mondo della politica
Insomma, secondo il leader del Carroccio – ma si tratta di un espediente molto in voga anche tra altri politici e tra l’opinione pubblica – i cinque deputati hanno responsabilità pari a quelle del governo e dell’Inps. Analizzando a fondo questo tipo di pensiero, dunque, appare evidente che queste personalità che stanno cercando di spostare l’attenzione dalla questione morale a quella tecnica, occorre uno Stato babysitter, che non spinga i cittadini (in questo caso, non per fare populismo, i privilegiati) a chiedere soldi che – per via del loro status – potevano non essere richiesti.
L’altra faccia della medaglia
I nomi non sono ancora usciti, ma sappiamo che si tratta di 3 deputati della Lega, uno di Italia Viva e un altro del Movimento 5 Stelle. Nelle chat interne dei vari partiti è iniziata la caccia al furbetto del bonus Covid, ma per ora questa ricerca non sembra aver prodotto risultati. Il tutto in una cornice che, nelle ultime ore, ha cambiato i propri contorni: ora si sposta l’attenzione sulla legge, sull’Inps e, in alcuni casi, sui commercialisti.
La differenza tra parlamentari e amministratori locali
Un altro aspetto che entra a gamba tesa sulla questione bonus Covid è quella degli amministratori locali. Secondo le informazioni trapelate dall’Inps, ci sarebbero anche 2000 tra sindaci, consiglieri regionali e comunali tra l’elenco di chi ha richiesto e ottenuto quei 600 euro. E questi 2000 politici vengono messi nello stesso calderone dei deputati pizzicati. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Spesso e volentieri, chi lavora a livello locale (perché non tutte le città sono Roma e Milano, ma ci sono anche piccole realtà e cittadine), ha stipendi di base molto (ma molto) inferiori rispetto ai 12439 euro netti percepiti da un parlamentare della Repubblica. E queste persone (di cui non si conosce l’identità), spesso sono costrette a mettere da parte la propria attività lavorativa principale per amministrare un piccolo Comune. Paragonarli a chi poggi le proprie terga sui comodi scranni di Montecitorio è un gioco al massacro per sviare l’attenzione.
(foto di copertina: esterno Montecitorio, da Google Maps)