Quanto hanno “risparmiato” le Big Tech sul pagamento delle tasse?

Tra il 2019 e il 2021 le 25 maggiori società tecnologiche non avrebbero pagato circa 36,3 miliardi di euro di imposte. Quello dell'evasione fiscale da parte delle Big Tech è un problema che si può risolvere? Se sì, come?

23/02/2023 di Redazione Giornalettismo

La procura di Milano ha aperto un fascicolo per un omesso versamento dell’IVA da parte di Meta, l’azienda che gestisce Facebook, Instagram e WhatsApp, che ammonta a circa 870 milioni di euro. La notizia è stata riportata per la prima volta dal Fatto Quotidiano, che mercoledì ha scritto che l’indagine è stata avviata dalla Procura europea e che è passata poi «per competenza» alla procura di Milano. Il problema contestato a Meta è che le piattaforme che gestisce consentono agli utenti di iscriversi gratuitamente ma allo stesso tempo la società ottiene i loro dati personali che consentono di generare profitti: si tratta di una sorta di “merce di scambio” e di conseguenza Meta dovrebbe versare l’IVA su questo scambio. La cifra di 870 milioni di euro risulta da questo mancato pagamento tra il 2015 e il 2021.

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Lo studio di Mediobanca: 36,3 miliardi di imposte non pagate da Big Tech

A novembre del 2022 dallo studio condotto e pubblicato da Mediobanca è emerso che 25 delle maggiori società “Websoft” internazionali, cioè società tecnologiche con ricavi superiori a 12 miliardi di euro, sono riuscite a evitare di pagare 36 miliardi di imposte grazie a dei meccanismi che consentono loro di sottostare alle leggi di Paesi che hanno dei regimi fiscali vantaggiosi: Amazon per esempio ha la propria sede europea in Lussemburgo, Google invece in Irlanda. Dallo studio è emerso che nel corso del 2021 circa il 30% dell’utile delle 25 società prese in esame è stato tassato in Paesi che applicano un regime fiscale agevolato e questo ha consentito alle grandi aziende di “risparmiare” circa 12,4 miliardi di euro. Lo studio di Mediobanca ha riguardato i primi 9 mesi del 2022 e il periodo che va dal 2019 al 2021: durante questo triennio le 25 società sarebbero riuscite a evitare di pagare circa 36,3 miliardi di euro di imposte. Società come Tencent, Microsoft e Alphabet hanno “risparmiato rispettivamente fiscale 13,4 miliardi di euro, 6,9 miliardi di euro e 5,2 miliardi di euro.

Nel 2021 il Guardian ha citato in un articolo uno studio condotto dall’organizzazione Fair Tax Foundation da cui è emerso che le grandi società note anche come “Silicon six”, cioè Amazon, Facebook, Alphabet, la società che possiede Google, Netflix, Apple e Microsoft avrebbero pagato 96 miliardi di dollari di tasse in meno tra il 2011 e il 2021 rispetto a quello indicato teoricamente nelle loro relazioni finanziarie annuali. Secondo la Fair Tax Foundation queste sei società avrebbero pagato alle autorità fiscali globali 149 miliardi di dollari in meno rispetto a quanto avrebbero pagato rispettando i regimi fiscali di ogni Paese in cui hanno operato e operano tuttora.

Anche per evitare che situazioni simili possano diventare la norma dal primo gennaio 2024 nei Paesi dell’Unione europea entrerà in vigore una Global minimum tax per cui le multinazionali non potranno più pagare meno del 15% di tasse sul reddito prodotto all’interno dell’Unione europea. La direttiva europea deve essere recepita da tutti gli Stati membri entro la fine del 2023 e verrà applicata alle imprese nazionali o internazionali che abbiano ricavi annuali superiori a 750 milioni di euro, soglia che deve essere raggiunta almeno due volte nel corso di 4 anni. Un precedente molto rilevante è l’accordo raggiunto nel 2021 tra 136 Paesi che si sono riuniti presso la sede dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, per introdurre la Global minimum tax al 15% per le multinazionali. Solo 4 paesi, cioè Kenya, Nigeria, Pakistan e Sri Lanka, non hanno aderito all’accordo.

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