Giganti di internet grigliati al Senato Usa, i repubblicani contro Twitter, Facebook e Google

Dorsey, Zuckerberg e Pichai sono stati al centro delle domande dei senatori del GOP, furiosi per il blocco degli articoli del New York Post sui presunti scandali di Hunter Biden

29/10/2020 di Redazione

Giornata difficile per Big Tech al Senato Usa. I ceo di Twitter, Facebook e Google, Jack Dorsey, Mark Zuckerberg e Sundar Pichai sono stati infatti al centro dell’udienza di mercoledì in commissione Commercio dove i senatori repubblicani hanno chiesto loro contro delle politiche di moderazione delle loro piattaforme.

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Bigh Tech al Senato Usa per la storia sulle email di Hunter Biden

Al centro della convocazione di Big Tech al Senato Usa, come detto, la rabbia dei senatori repubblicani per l’implementazione su Twitter, Facebook e Google di nuove regole di moderazione che hanno più volte bloccato i messaggi di Donald Trump che puntavano a sminuire la pericolosità del Covid o disinformavano sulla pandemia, ma soprattutto la decisione di oscurare la storia del NY Post sulle mail di Hunter Biden in Cina. Un presunto scandalo già smontato da NY Times e Washington Post, come un tentativo di infangare lo sfidante democratico del presidente, ma che i network di destra che sostengono Trump tentano comunque di rilanciare per scoraggiare il voto a Biden e mantenere il distacco in una distanza che permetta di mettere in discussione il risultato dell’elezione in caso di vittoria dell’ex vice di Barack Obama. La ragione formale dell’udienza dei tre capi dei colossi di internet, era la cosiddetta Section 230, la legge che permette alle compagnie di moderare come meglio preferiscono i contenuti sulle loro piattaforme. Ma subito i senatori repubblicani hanno preso l’occasione per pressare i tre dirigenti su antitrust, disinformazione sul voto e interferenze nelle elezioni. Temi che in qualche modo i social media come Facebook e Twitter, accusati nel 2016 di aver fatto da cavallo di Troia per l’ingerenza russa a favore di Trump nella campagna elettorale contro Hillary Clinton, hanno affrontato prendendo provvedimenti e cercando in qualche modo di rallentare la diffusione di alcuni contenuti, scatenando però a loro volta accuse di parzialità, censura e interferenze.

La Section 230 e la convocazione di Big Tech al Senato Usa

Nell’audizione di Big Tech al Senato Usa, come detto, il punto centrale era la Section 230 del Communications Decency Act, che Twitter, Facebook e Google hanno invocato più in corte per evitare potenziali cause per messaggi, video e contenuti creati dagli utenti. Secondo la norma infatti “i servizi interattivi” sono legalmente separati dagli utenti che generano i loro contenuti e non possono essere ritenuti responsabili per quello che viene espresso dai loro utenti. Una posizione ribadita dal ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, nel suo discorso di apertura, dove ha però ribadito l’importanza del ruolo dei legislatori nel determinare quale contenuti siano accettabili e chiesto una maggiore regolamentazione rispetto al passato. Al centro delle polemiche però, come detto, è stata la scelta di Facebook e Twitter di limitare la diffusione della serie di articoli del quotidiano conservatore NY Post sulle cosiddette email su Hunter Biden, al momento al centro di un’inchiesta delle autorità americane che lega questi notizie alla continua attività di disinformazione della Russia per colpire l’ex vice presidente e la sua campagna.

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