«Papà, mi mancano i tuoi abbracci». La lettera di una bambina di Bibbiano mai consegnata ai genitori
25/07/2019 di Enzo Boldi
Questa è la storia di Maria (nome di fantasia, trattandosi di una minore). Nel 2017 aveva 9 anni quando – in seguito alla separazione dei suoi genitori – finisce tra gli ingranaggi del sistema degli affidamenti illeciti tra Bibbiano e gli altri comuni coinvolti della Val d’Enza. Due anni di distanza e la sua vicenda finisce nelle carte della Procura di Reggio Emilia che indaga sul ruolo della onlus ‘Hansel e Gretel’, degli operatori dei servizi sociali e degli psico-terapeuti che l’hanno portata a un allontanamento coatto dal padre e dalla madre con l’accusa di «abusi sessuali». La sua storia è l’emblema dell’impianto accusatorio del caso Bibbiano.
Oggi Maria ha 11 anni. È stata obbligata forzatamente a lasciare i suoi genitori quando era una bambina e oggi (da adolescente) tornerà ad abbracciare suo padre e sua madre. La sua storia è stata raccontata da Giuseppe Baldessarro, l’inviato a Bibbiano de La Repubblica. Tra le intercettazioni ambientali dei Carabinieri, nell’ambito dell’inchiesta ‘Angeli e Demoni’, si sente la voce della piccola che dice ai suoi genitori adottivi: «Io non ricordo di aver detto di non volerli vedere più». E oggi, a due anni di distanza, Maria potrà riabbracciare i suoi genitori.
Bibbiano e la storia di Maria
Un abbraccio atteso e richiesto da tempo anche attraverso una lettera scritta dalla bambina e indirizzata al padre. Ma nelle carte delle Procura, che contengono quella missiva, c’è scritto che gli operatori dei servizi sociali non hanno mai inviato al genitore quella lettera scritta dalla figlia. Ora le sue parole, la richiesta dell’abbraccio, di andare e prenderla, di comprarle qualche stupendo regalo e di risposta con carta e penna, rappresentano uno dei punti focali dell’inchiesta della magistratura sugli affidamenti illeciti.
Il primo passo verso il ritorno in famiglia
I due genitori si sono separati nel 2017 e i loro rapporti non sono idilliaci. Ma di fronte all’accusa di abusi sessuali sulla figlia, hanno sempre fatto quadrato dicendo di non sapere né sospettare nulla. Tantomeno il partner. Ma i consulti psicoterapeutici e i rapporti dei servizi sociali mostrano come il suo stato di salute mentale sia stati compromesso, probabilmente da abusi sessuali subiti in famiglia. Da lì la sottrazione e l’affidamento a una coppia di donne, fino a quella microspia dei carabinieri che indagavano sul suo caso e su quello di altri bambini. Oggi, dopo due anni, Maria riabbraccerà il padre e la madre. Ancora è presto per farla tornare in famiglia, perché l’indagine è ancora in corso. Ma è un primo passo per farle riabbracciare i suoi genitori.
(foto di copertina: ANSA/STEFANO ROSSI)