Attacchi hacker, bersagliata 1 azienda su 3 nel mondo e la metà non ha difese

I dati sulla gestione degli attacchi hacker da parte delle aziende non sono incoraggianti

05/05/2022 di Ilaria Roncone

Si tratta di dati che emergono da una ricerca effettuata dalla società Thales – leader mondiale in tecnologia e innovazione -. Il Data Threat Report 2022 è stato stilato intervistando 2700 responsabili IT, i quali hanno raccontato le loro aziende in termini di violazioni informatiche e di sistemi di cybersecurity messi in capo per scongiurare gli attacchi hacker. I numeri parlano chiaro: il 29% delle aziende nel mondo (quindi quasi 1 su 3) ha subito una violazione dei dati nel corso dell’ultimo anno. Nonostante i tanti fondi che, nel mondo, vengono destinati all’implementazione di sistemi di sicurezza in tal senso, solo il 48% di coloro che sono stati attaccati aveva un piano formare per contrastare y cyber attacchi.

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Attacchi hacker e cybersecurity nel mondo, i dati non sono incoraggianti

Nell’ultimo periodo, visto il conflitto in Ucraina, la consapevolezza rispetto agli attacchi hacker è teoricamente aumentata ma – a onore del vero – c’erano mille altre ragioni già precedentemente che spingevano i gruppi hacker a sferrare attacchi anche solo per ragioni di soldi con obiettivi pubblici e privati. In un simile contesto essere preparati è fondamentale. Tra gli IT intervistati è emerso anche come il 21% abbia subito un attacco ransomware e che il 20% delle aziende coinvolte ha pagato o pagherebbe la somma di riscatto per rientrare in possesso dei dati.

L’imperativo attuale in questo mondo sempre più connesso, quindi, è quello di implementare e rafforzare i sistemi di sicurezza contro le varie minacce che possono coinvolgere, tra gli altri, ransomware e phishing. Dallo studio emerge una dato ancor più sorprendente ovvero che, nonostante tutto, il 41% delle società non ha attualmente in programma di investire ulteriori risorse per la messa in sicurezza delle proprie strutture informatiche. L’aumento del rischio, tra le altre cose, è legato all’adozione crescente del cloud considerato che il 32% degli intervistati ha reso noto di utilizzare il sistema per archiviare almeno la metà dei propri dati e solo il 40% ha provveduto a crittografare questi dati.

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