«Attenzione, il suo conto è sospeso»: presa la banda di cyber criminali che ha truffato centinaia di persone

La Questura di Padova ha disposto arresti e perquisizioni per i componenti della gang, che inviavano mail e sms falsi alle vittime per sottrarre loro denaro

05/05/2022 di Martina Maria Mancassola

Vi abbiamo parlato più volte di quanto l’Italia sia uno dei paesi con maggiori attacchi hacker e pericoli per la cyber security. Per questo, tanto a livello europeo, quanto italiano, si stanno facendo molti passi in avanti per prevenire e/o bloccare gli attacchi dei criminali del web che intendono infiltrarsi nei sistemi di aziende e utenti per sottrarre loro segreti aziendali, password e denaro. Pochi giorni fa, è nato il nuovo Polo per la sicurezza online in Sardegna, che si aggiunge al già presente ente di riferimento in materia di cybersecurity, l’Agenzia per la Cybersicurezza. Ora, le truffe online sono accadute di nuovo: a Padova è stata fermata la banda di cyber criminali responsabile di molte truffe online. Ieri, il Corriere della Sera pubblicava la notizia: il gruppo di «cyber-malviventi» che, a lungo, è riuscito a «piratare» gli smartphone di centinaia di vittime, è stato individuato e fermato. Come operava il gruppo? Attraverso tecniche informatiche perfezionate e minacce, solo per soldi.

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Padova: fermata la banda di cyber criminali che ha truffato molte persone

Grazie ad un’impegnativa indagine della Procura della Repubblica di Padova, durata più di due anni, la polizia di Stato è riuscita a individuare una banda di criminali del Web impegnata principalmente nelle truffe online, ma anche all’autoriciclaggio di denaro e allo spaccio di sostanza stupefacenti. Il cervello del gruppo era Jacopo Bonollo, un giovane ragazzo residente a Padova. Sia per Bonollo che per il cinquantenne Bruno Zoja è scattata la misura della custodia cautelare in carcere, mentre Andrea Torresin di Abano Terme (49 anni), Umberto Bedin (45 anni) di Campodarsego e Andrea Benfatto (39 anni) di Stra (Venezia) sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Ma non erano i soli ad operare, perché parte della banda di criminali è stata anche la 44enne Luisa Fasolato, destinataria ora dell’obbligo di dimora ad Abano Terme. Quante le vittime? Molte. Per il momento, sarebbero 30 le persone truffate in tutto il Paese, con migliaia di euro sottratti dalla gang di criminali con una «doppia tecnica combinata».

Sul portale Web della Polizia di Stato, è possibile vedere come agivano i criminali. Una delle tecniche utilizzate è stata, sicuramente, il phishing, attività criminale ormai nota a tutti e molto diffusa, purtroppo, in Internet. Gli indagati trasmettevano via email o sms falsi avvisi del tipo: «attenzione, il suo conto è sospeso», corredandoli di link ad un sito fasullo creato da loro per truffare. Le vittime cliccavano, per paura, subito il link seguendo le istruzioni che apparivano loro, e così facendo permettevano ai «cyber-malviventi» di installare sui propri smartphone l’app di home banking con le loro credenziali. Il gioco criminale non finiva, però, qui, perché con la seconda tecnica della banda – nominata «Sim swapping» -, attraverso vari escamotage quali la falsa denuncia di smarrimento della scheda Sim con il numero della vittima, i cyber truffatori bloccavano le funzionalità dei telefoni cellulari «piratati», riuscendo, dunque, ad agire senza problemi. Non solo i cyber criminali sono riusciti a prelevare centinaia di migliaia di euro dai conti correnti violati, ma si sono anche serviti di quei soldi per ricaricare le proprie carte di credito prepagate, acquistare smartphone costosi e »Gratta e Vinci» (con premi che convertivano poi in Bitcoin) e spacciare hashish e marijuana. L’indagine della Procura di Padova ha individuato cessioni di numerosi chili di droga superiori ai 10mila euro.

Le accuse nei confronti della gang criminale sono di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravate tramite indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento online. Per alcuni dei componenti, anche di autoriciclaggio e traffico di sostanze stupefacenti. L’attività degli inquirenti è cominciata nel gennaio del 2020, dopo che i poliziotti della Mobile di Padova si erano recati in un ristorante per indagare su alcuni tentativi di utilizzo di carte bancomat clonate. Dalla verifica dei pagamenti di un cliente con una carta di credito clonata a un uomo di Forlì, il proprietario del ristorante ha spiegato che Jacopo Bonollo, mente della banda, lo aveva obbligato ad accettare un finto pagamento di 1000 euro con il Bancomat per avere in cambio 720 euro in contanti — mentre i restanti 280 euro venivano lasciati come «ricompensa» al ristoratore — minacciandolo in questo modo: «fai questa operazione o sarà peggio per te e la tua famiglia, so dove abiti e che hai un fratello molto piccolo». Da quel momento, gli agenti della mobile hanno esteso le indagini e sono riusciti a risalire alle utenze telefoniche e all’autovettura usata da tre dei componenti della banda, e da lì è iniziata l’«operazione Jacking» (da «Jack», soprannome fornito dal Bonollo al ristoratore).

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