La storia della prima associazione italiana nata a tutela degli influencer | RAM – La rete a memoria
Come si promuove e si tutela la professione dei creator? Ce l'ha raccontato il presidente di Assoinfluencer, associazione che si occupa di chi produce contenuti sui social
02/11/2022 di Redazione
Esiste una realtà che si occupa di proteggere i diritti degli influencer e – più in generale – delle persone che creano contenuti sui social network. Sul sito dell’associazione si legge: «L’Associazione Italiana Influencer è la prima realtà del suo genere in Italia, nata con lo specifico intento di promuovere e tutelare la professione di nuova generazione da cui prende la denominazione», ed è questo il fulcro del lavoro di Assoinfluencer, come ci ha raccontato Jacopo Ierussi, presidente dell’associazione. Nel nostro format RAM – La Rete A Memoria risulta sicuramente interessante analizzare – nell’ottica della storia della rete – il modo in cui operano e lavorano le persone che garantiscono i diritti dei creator.
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La storia di Assoinfluencer
«Assoinfluencer – ha raccontato Ierussi ai microfoni di Giornalettismo – è la prima realtà del suo genere in Italia, il primo sindacato della creator economy che è riuscito a immaginare e a realizzare un percorso di istituzionalizzazione di una nuova professione emergente, strategica per il paese e soprattutto per la generazione Z». L’idea è nata «dalla ferrea volontà di lasciare il segno nonostante le tante porte sbattute in faccia e, infine, da uno studio attento e serio di un fenomeno che troppo spesso e volentieri viene ridicolizzato perché non compreso del tutto».
L’azione dell’associazione che opera per i diritti dei creator va verso una serie di direzioni diverse ma, in buona sostanza, mette al centro l’intento di «fare controcultura portando la voce e gli interessi della categoria alle istituzioni e, al tempo stesso, promuovere la ricerca scientifica in materia» tenendo sempre presente le necessità dei creator.
A chi sono rivolti i servizi dell’associazione?
La protezione non è garantita solo a coloro che sono influencer in senso stretto ma, in senso più generale, a tutti quelli che «portano contenuti di valore sui social e che spesso e volentieri vengono ridotti a una mera foto sulla spiaggia nell’opinione dei più». Qualche esempio pratico? Si va «dagli streamer ai podcaster ai cyber atleti». Il futuro di Assoinfluencer si decide nell’ambito della «partnership tailor made che stiamo realizzando con realtà diverse» volendo – tra le altre cose – «calarci nel no profit per promuovere attività di rilevanza sociale con i creator».