Quer pasticciaccio brutto delle Scuola nell’Era del digitale e della competenza
Doveva essere l’anno della ripartenza e del “tutti in cattedra” a partire dal 1° settembre, eppure a pochi giorni dall’inizio della scuola molte supplenze ancora non sono state assegnate e molti precari della scuola sono sul piede di guerra: cronaca di un disastro annunciato e consumato nel silenzio del Miur e dei media
21/09/2021 di Redazione
Ogni anno, solitamente d’estate, un docente precario si sveglia e sa che dovrà correre più veloce delle circolari ministeriali del MIUR. E se quest’anno per l’assegnazione delle cattedre si è puntato sul digitale, la modalità ha paradossalmente complicato le cose e trasformato il processo di designazione e nomina dei supplenti del nuovo anno scolastico 2021/2022 in un’opera incompiuta di Franz Kafka.
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Eppure l’obiettivo, sottolineato dalla consueta retorica della competenza, era di nominarli tutti entro il 1°settembre, i supplenti. Questi ultimi potevano scegliere le sedi solo sulla piattaforma web del Miur. Tutti i docenti precari sono stati così obbligati a presentare la domanda dal 10 al 21 agosto scorso sul portale predisposto. Una decisione presa nel corso dell’estate che ha costretto non pochi a rinunciare a vacanze o tornare nelle rispettive sedi di villeggiatura per scegliere le scuole, cercando di prevedere come avrebbe funzionato l’algoritmo di assegnazione cattedre. Ma per farlo in molti hanno aspettato la pubblicazione delle cattedre disponibili da parte degli istituti scolastici. Un’attesa vana che si è tradotta per i più in uno scarno pdf con poche o pochissime cattedre indicate, perché la maggior parte delle scuole non è riuscita a compilare una lista esaustiva durante i giorni di ferragosto. In molti hanno così aspettato pochi giorni prima della scadenza per compilare (alla cieca) le domande.
Assegnazione cattedre, il pasticcio del Miur nell’Era digitale
Il problema è che il sistema (sovraccarico) è saltato per diversi giorni. Il giorno prima della scadenza delle domande in molti lamentavano di non essere riusciti nemmeno ad accedere al portale predisposto. Mentre alcuni sindacati, tra cui l’Anief, si appellavano al Governo per annullare la procedura di selezione, e molti docenti facevano nottate per provare a trovare “il momento giusto” per inserire la propria candidatura, come in un grottesco “Gratta e Vinci”, dal Ministero non è arrivata nemmeno una nota. Niente scuse per il disservizio, nessuna proroga, come se un black out digitale in una selezione pubblica fosse un evento ordinario da classificare come un effetto collaterale del digitale. Un modo per scaricare sui nuovi mezzi di comunicazione inefficienze e lentezze burocratiche e organizzative endemiche della pubblica amministrazione italiana. Una modalità che trasforma il lavoro in privilegio e il lavoratore in suddito. Per dovere di cronaca: il sistema si è sbloccato poco prima della scadenza dei termini, obbligando molti precari a rimanere incollati ai pc per giorni. La traduzione digitale della classica fila interminabile di fronte all’ufficio delle Poste.
Algoritmi problematici
Purtroppo non è finita qui. L’esito della selezione si è trasformato in un vero e proprio caos. A pochi giorni dalla pubblicazione delle assegnazioni degli incarichi di supplenza annuale, da Nord a Sud piovono numerose segnalazioni di errori e i provveditorati sono inondati da pec di docenti precari che minacciano ricorsi. I sindacati hanno chiesto la riformulazione dei bollettini con le assegnazioni, mentre tutto è delegato ai Dirigenti Scolastici che devono controllare punteggi e titoli di accesso e culturali. A seguito delle problematiche create dall’algoritmo in molte province, sono state ritirate le graduatorie per verificarne la correttezza, mentre altre si sono fermate per esaminare i diversi reclami presentati dai docenti. In Puglia lo scorso 7 settembre le supplenze assegnate sono state cancellate. Come riassume efficacemente Orizzonte Scuola la maggior parte dei problemi dipendono da: errori delle domande, spesso imposte dalla fretta e dai disservizi, dall’assenza di trasparenza nelle assegnazioni, dalle cattedre, dai candidati scavalcati da altri con punteggi inferiori e dai molti precari costretti a dove accettare cattedre non completi (spezzoni) per assecondare l’ineffabile logica dell’algoritmo.
Ancora una volta dal Ministero non arrivano note, né linee guida. Ancora una volta viene tutto scaricato su un algoritmo, come se bit e sistemi informatici non fossero strumenti creati da umani finalizzati a semplificarci la vita, invece di complicarla. Il quadro che ne esce è quello di un Paese ancora all’anno zero per digitalizzazione, al di là della retorica della competenza e dell’efficienza. E i prezzo viene pagato dai più deboli: i precari e gli alunni che stanno cominciando un altro anno scolastico ricco di incertezze.