La corsa per salvare i post social che potrebbero provare crimini di guerra russi

Il ministro degli esteri ucraino Kuleba, grazie all'avvocato Rabomizo, fa sapere che in Ucraina è stato creato un archivio per reperire prove della guerra

12/04/2022 di Martina Maria Mancassola

L’Ucraina sta vivendo avvenimenti drammatici da più di un mese a causa di Putin, e dato che la disinformazione alimenta sempre più la propaganda filo-russa, da quando i cittadini di Bucha – e di altre piccole città nel nord-ovest di Kiev -, sono stati massacrati, si è provato a conservare le immagini terribili di quei combattimenti. Così, le fotografie ed i video delle vittime, e della distruzione in territorio ucraino, hanno iniziato a diffondersi sia sulla piattaforma Telegram che su altre piattaforme social. Proprio per dimostrare la crudeltà dei soldati russi sui civili ucraini, a Chernivtsi, nell’Ucraina occidentale, l’avvocato Denys Rabomizo ha deciso di creare un archivio di post in Ucraina per trovare e conservare le prove del conflitto in corso. Queste prove potranno, si spera, un giorno aiutare a dimostrare i crimini di guerra russi.

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Nasce l’archivio dei post in Ucraina per reperire e conservare prove della guerra

Dmytro Kuleba, ministro degli esteri ucraino, scrive su Twitter: «abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia. Le prove raccolte delle atrocità commesse dall’esercito russo in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non possano sfuggire alla giustizia.

Ed è avvenuto proprio così. L’Ucraina, su sollecitazione dell’avvocato Rabomizo, ha dato vita ad un archivio di fotografie e video per dimostrare l’invasione di Putin, la crudeltà dei suoi soldati e la violenza inflitta a militari e civili ucraini senza alcuna motivazione: «psicologicamente è molto difficile da guardare», afferma l’avvocato, che coordina un gruppo di più di 50 volontari che hanno il compito di trovare e raccogliere il materiale sul web per, poi, contattare i testimoni di tali atrocità. In questo momento storico, raccogliere testimonianze è fondamentale: «quindi penso di cercare di archiviare tutto questo in un modo corretto per essere utilizzato in futuro».

Tali prove potrebbero, in futuro, servire nell’eventuale procedimento davanti alla Corte penale internazionale, il cui procuratore, Karim AA Khan QC, sulla situazione in Ucraina ha fatto sapere di voler aprire un’indagine sui presunti crimini di guerra e contro l’umanità in Ucraina. Non solo, perché tali prove potrebbero essere oggetto anche di un’eventuale causa presso la Corte europea dei diritti dell’uomo o in Stati come la Germania che perseguono specifici crimini oltre i propri confini. Alex Whiting, vice procuratore presso l’Ufficio del procuratore specializzato del Kosovo all’Aia e professore in visita all’Università di Harvard, ha dichiarato che i social media sono incredibili fonti di prova. Ovviamente, le immagini e le registrazioni video e audio, per costituire prova dei crimini di guerra russi, dovranno essere ammessi dai giudici in tribunale. Whiting continua dichiarando che i casi di crimini di guerra sono solitamente ricostruiti con testimonianze, documenti e prove forensi convenzionali, e che dunque non è così semplice utilizzare delle fonti social per provare certi fatti. Ma dato che la guerra confonde ogni cosa, altre fonti – come quelle social -, potrebbero colmare importanti lacune. Purtroppo, i rischi sono molti: molto spesso, il materiale che si trova su internet non è riconducibile ad una persona specifica e, dunque, viene considerato poco affidabile, anche perché talvolta risulta manipolato.

Nadia Volkova, direttrice del gruppo consultivo legale ucraino, che ha aiutato l’avvocato Rabomizo ed altri a documentare i crimini di guerra russi, grazie ad una collaborazione tra organizzazioni ucraine per i diritti umani chiamata «5AM Coalition», è però convinta che questo archivio darà i suoi frutti: «per l’Ucraina sarà probabilmente la prima volta in cui le prove open source saranno ampiamente testate in tribunale».

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