Bonafede vuole la fedina penale pulita per i candidati, ma definisce la bancarotta fraudolenta «un comportamento personale»

Alfonso Bonafede ha sempre camminato sulla uova nella lite Di Maio-Salvini: vicino al leader del suo Movimento, ma senza intaccare troppo le decisioni del Viminale, con il quale . in quanto ministro della giustizia, ha spesso a che fare. Il caso Armando Siri però potrebbe segnare un aposizione più netta: Alfonso Bonafede è infatti apparso al fianco di Luigi Di Maio mentre ai giornalisti diceva che «Tangentopoli non è mai finita» sullo scandalo tangenti, e ribadiva l’aut aut sul caso Armando Siri.

Bonafede vuole la fedina penale pubblica per i candidati e che la politica «dia il buon esempio»

In conferenza stampa Alfonso Bonafede è al fianco di Luigi Di Maio, e nei corridoio di Montecitorio non è contro Matteo Salvini. Come riporta La Stampa, il ministro della Giustizia ritiene che «la politica di fronte a certi episodi» debba «dare l’esempio». Ma se gli si chiede di entrare nel merito del caso Siri, si tira indietro di nuovo: «Sono emersi dei fatti rispetto ai quali io faccio un discorso in generale» dice al giornalista de La Stampa «ritengo che la politica debba fare delle scelte etiche e morali a prescindere dal lavoro dei magistrati che segue tempi e percorsi diversi». Che è in sostanza l’opposto di quanto sostiene il leader del Carroccio, che invece vuole aspettare il parere dei giudici prima di far dimettere o cacciare uno dei suoi.

In serata però Bonafede definisce la bancarotta fraudolenta «un comportamento personale»

E per dare il buon esempio, Bonafede anticipa che «grazie alle nuove norme entro questa settimana, tutti i partiti sono obbligati a presentare per i loro candidati il casellario giudiziale e il curriculum». In pratica, oltre a mostrare la propria formazione, mostreranno anche di avere la fedina penale pulita. Salvo questioni di bancarotta fraudolenta. In serata ospite alla trasmissione di Martedì infatti Alfonso Bonafede commette una scivolata non una, bensì due volte. Ad accendere la miccia è Floris: «Vi arriva sottosegretario per bancarotta fraudolente un esponente che disegna gli affari economici della Lega». Il riferimento è chiaramente al sottosegretario Armando Siri, di cui oggi si discuterà in Consiglio dei Ministri. Dall’altro voi cercate di ridare i soldi ai truffati dalle banche, e lo fate grazie al contributo di un condannato per bancarotta fraudolenta». «Questo non vi ha creato un problema in entrata?» chiede Floris, punzecchiando il ministro pentastellato sul fatto che la «presa di coscienza» così netta, ora che il caso è sulla bocca di tutti, sia un po’ «strumentale».

La risposta di Alfonso Bonafede però è spiazzante: «Un conto è un fatto personale avvenuto in precedenza..». Non fa nemmeno in tempo a finire che già si leva qualche voce, ma lui continua e ribadisce:«È un comportamento personale per fatto personale di una persona che apparteneva ad una forza politica che non aveva nulla a che fare con il Movimento 5 Stelle».

(credits immagine di copertina;  ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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