“Ale di Ale è Franz è dimagrito! E’ malato!”. “Briatore, lifting!”. Ma i malati siamo noi

Basta. Basta con l’ossessione per la privacy altrui. Vale per noi giornalisti, ma soprattutto per i lettori. O meglio, per tutti noi. Essere famosi non vuol dire mettere a disposizione la propria vita, volenti o nolenti, del pubblico giudizio, ludibrio, commento. Siamo drogati della vita altrui, specie se patinata. Viviamo in un mondo, in fondo, in cui Pietro Maso finisce sui rotocalchi avendo nel curriculum un parricidio e un matricidio tra i più efferati, e in cui Marco Prato è già Marc per tutti e grazie alle foto ammiccanti è una dark star, con il papà del suo sodale Foffo a tener banco da Vespa e a spiegarci che bravo figlio abbia (e capisci così perché quest’ultimo non abbia il senso della gravità di ciò che ha commesso), mentre la vittima della loro follia, di quella coppia che ha unito il futile al vomitevole, è crocifissa mediaticamente con ogni tipo di rivelazione scabrosa sulla sua giovane vita appena recisa. Perché in Italia vieni assolto post mortem solo se celebre già in vita. La morte non è una livella, caro Totò, ci hai mentito.

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Siamo morbosi, selvaggiamente assetati di dolore. Lo vediamo dal successo della tv di Barbara D’Urso, da La vita in diretta, da ogni pomeridiana corsa all’ultimo delitto. Veronica Panarello se la faceva con il suocero? Evviva! Parolisi cercava video porno con i trans su Internet? Slurp! Amanda Knox amava triangoli e biancheria sexy? Piatto ricco, mi ci ficco. Poco importa cosa abbiano fatto (o meno), molto più interessante entrare nel loro privato, sviscerare i loro vizi.
Ormai, però, non ci fermiamo più alla cronaca nera. Anche quella rosa non è risparmiata da questa curiosità ossessiva. E passi che seguiamo Belen passo passo: se non lo facessimo, ci penserebbe comunque lei a informarci su Instagram.

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Ma qual è il motivo per cui costringiamo Luca Argentero a imprecare su twitter contro chi sostiene che la moglie Myriam abbia un altro (era il cugino) e poi esasperarlo fino a farlo infuriare, rincorrendo l’ennesimo paparazzo rompiscatole. Qual è il motivo per cui Alessadro Besentini di Ale e Franz deve postare un video sui social – vero amplificatore di questa perversa violenza alla privacy – per tranquillizzare tutti sul suo stato di salute. Per ammettere che in fondo, quella, è solo una dieta piuttosto efficace e non un male incurabile? A leggere la preoccupazione dei fan, era davvero empatia o voglia di ravanare nel torbido? Vampirismo travestito da buonismo?
Persino Flavio Briatore ha diritto al fatto che noi ci facciamo i fatti nostri. Si è fatto un lifting? E’ dimagrito? Ci interessa? Lui l’ha presa male e rivendica un regime alimentare che gli ha concesso di buttar giù 16 chili, il mondo (e la Littizzetto) sono convinti che sia merito del chirurgo.

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Siamo in un Grande Fratello che non pretende la verità solo da chi comanda. Si riempiono Rete e bar delle chiacchiere sulle vite degli altri, ma su Giulio Regeni sono in pochi a chiedersi cosa stia facendo l’Italia (tanto, per una volta, per fortuna: sembrano lontani i tempi del Cermis) per uno dei suoi figli migliori, ucciso in circostanze oscure.
Allora, se siamo in un reality, eliminatemi. Votate contro di me. Non ce la faccio più. Ci riempiamo di notizie inutili, per evitare di pensare alle cose importanti.
Ale, buon appetito. Mangia quello che ti pare e mandaci a quel paese.

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