Nel resto del mondo: perché Airbnb è stata multata in Australia

Problemi diversi rispetto a quelli con il fisco italiano registrati nel 2022. In Australia, si è verificato un problema rispetto alla valuta degli annunci

02/01/2024 di Gianmichele Laino

Anche se un vecchio adagio afferma che quello dei soldi è un linguaggio universale, occorre sempre specificare purché siano della stessa valuta. E quando una valuta ha lo stesso nome, ma valore diverso a seconda del mercato finanziario di riferimento, il problema potrebbe essere ancora più grosso. In Australia, Airbnb è stato raggiunto da una multa proprio a causa di mancata chiarezza nella valuta utilizzata nei suoi annunci. Il problema è che diversi utenti, che si sono serviti della piattaforma per i loro affitti brevi, hanno pagato di più del dovuto, perché hanno versato una cifra in dollari americani, quando – invece – sarebbe bastato versare la stessa cifra in dollari australiani (il cui valore è inferiore rispetto alla valuta USA). Dunque, non ci sono soltanto i problemi fiscali risolti in Italia: la piattaforma di intermediazione di affitti brevi più famosa al mondo, anche ad altre latitudini, ha dato prova di ulteriori problemi di gestione che hanno intaccato – sebbene non in misura significativa – il patrimonio.

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Airbnb in Australia, un problema da 15 milioni di dollari (australiani)

Un tribunale australiano ha costretto Airbnb a versare 15 milioni di dollari (australiani) come risarcimento per diverse migliaia di operazioni che sarebbero state viziate da un errore che, all’apparenza, era solo di forma, ma che in realtà lo era anche nella sostanza. Diversi annunci, infatti, includevano una cifra in dollari americani (che hanno un cambio più forte rispetto al dollaro australiano) che, però, non conteneva il riferimento di disambiguazione USD. In molti, credendo di pagare in dollari australiani (dal momento che il simbolo $ vale anche per la valuta locale), in realtà finivano per pagare almeno due volte tanto (poiché il prezzo richiesto era, in realtà, in dollari americani). La stessa cifra, inoltre, dovrà essere risarcita ai clienti danneggiati da questo problema.

La confusione ha albergato sulla piattaforma per un periodo compreso tra il gennaio 2018 e l’agosto 2021 (ma la decisione del tribunale australiano è arrivata soltanto alle soglie del 2024). Le operazioni che sono state conteggiate ammontano a 63mila: gli utenti cercavano la soluzione abitativa, pagavano – inconsapevoli del problema di cambio – e se ne accorgevano soltanto in un secondo momento, quando la cifra trattenuta al momento del pagamento risultava più alta di quella prevista dall’annuncio. L’autorità garante del mercato australiano ha spiegato in questo modo la vicenda: «I consumatori erano tratti in inganno sul prezzo dell’alloggio, danno ragionevolmente per scontato che il prezzo fosse in dollari australiani, nel momento in cui, sul sito australiano di Airbnb, cercavano una sistemazione in Australia e vedevano un simbolo di dollaro».

Ma come si è risolto il tutto? Nel 2021, Airbnb ha provveduto ad aggiornare la piattaforma. I prezzi in dollari americani, adesso, sono correttamente indicati con la dicitura USD ad accompagnare il simbolo $. È bastato davvero poco a risolvere un problema che, complessivamente, è costato carissimo alla piattaforma.

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