Donne target delle campagne Aifa perché «punti di riferimento in famiglia per acquisto e somministrazione dei farmaci»

Guardando le campagne di comunicazione di Aifa una cosa appare molto chiara: il target designato sono le donne in quanto "punto di riferimento nel processo di cura"

08/04/2021 di Ilaria Roncone

Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco si occupa – tra le altre cose – di “richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle tematiche che ruotano intorno al farmaco e al suo consumo, ritenute di maggior impatto sociale e per le quali la diffusione di una corretta informazione costituisce uno dei fattori essenziali per la promozione di una nuova cultura del farmaco presso cittadini e operatori di settore” tramite una serie di campagne di comunicazione. Nella sezione del sito dedicata alle Campagne di comunicazione dell’Aifa se ne trovano una serie incentrate sul corretto uso dei farmaci.

Fin qui tutto ok, se non fosse che – entrando in ognuna di quelle presenti – ne abbiamo individuate ben tre che affermano di avere le donne come target poiché caregiver della famiglia. Ma andiamo con ordine sulla questione Aifa donne.

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Per Aifa donne punto di riferimento per la qualunque

Elenchiamo qui i punti che abbiamo rintracciato in cui la donna viene chiamata in causa come obiettivo di una determinata campagna proprio in qualità del ruolo che assume in quanto tale. Essere donna, per Aifa, significa prendersi cura della famiglia in tutte le salse:

  • Campagna per l’uso corretto degli antibiotici, punto target: “popolazione generale, con particolare riferimento a quella femminile (per il ruolo svolto nel processo di cura) e a quella anziana, maggiormente affetta da polipatologie e pertanto oggetto di un maggior numero di prescrizioni di antibiotici”;
  • Campagna di comunicazione farmaci e pediatria, punto target: “si rivolge sia alla popolazione generale, con particolare riguardo alle giovani famiglie e al target femminile, riconosciuto quale principale responsabile della somministrazione di farmaci all’interno del nucleo familiare, sia agli operatori sanitari”;
  • Campagna per l’uso corretto dei farmaci equivalenti, target: “le donne, in quanto punti di riferimento nell’ambito della famiglia per l’acquisto, la somministrazione e lo smaltimento dei farmaci“.

L’inscindibile legame tra donna e cura della famiglia

Perché, nel 2021, l’Agenzia Italiana del Farmaco cede ancora a diciture di questo tipo? Come fa Aifa a sapere che sono le donne a comprare, somministrare e smaltire i farmaci dell’intera famiglia? Perché deve essere scontato tanto da diventare il target principale di campagna che istruiscono sull’utilizzo di farmaci che anche gli uomini utilizzano e che, dovrebbe essere scontato, devono imparare ad utilizzare. Chi è che ha decretato le donne come “punto di riferimento”, “principale responsabile”, addette al “processo di cura” di tutti i componenti della famiglia?

Con questo tipo di linguaggio Aifa non solo sta dando per scontato che siano le donne ad occuparsi della cura della famiglia (scriviamo popolazione generale tanto per ma, alla fine, chiariamo che è appannaggio femminile) ma sta anche legittimando gli uomini che non sono (e non devono essere) in grado di tenere in mano nemmeno un foglietto illustrativo, figuriamoci consultarlo o imparare a assumere e somministrare farmaci in modo corretto per sapersi prendere cura di se stessi e degli altri.

Del resto anche questo spot AIFA del novembre 2020 la dice lunga: che sia una giovane mamma o una donna anziana, sono sempre loro che propongono farmaci e che li somministrano ai propri cari. E loro che, come invita a fare lo spot, devono “riflettere prima di proporre medicinali ai propri cari”.

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