Il processo per diffamazione a Laura Castelli partito da una foto e un copy allusivo su Facebook
"Mai trasformare il dissenso politico in sessismo", come scrive Castelli, deve valere sempre
22/02/2021 di Ilaria Roncone
Laura Castelli ha espresso il suo dissenso per quanto accaduto a Giorgia Meloni, vittima di sessismo e di insulti in quanto donna. «Trasformare il dissenso politico in sessismo, è quello che accade sempre quando si vuole attaccare un politico donna», ha detto ieri esprimendo solidarietà per la collega di Fratelli d’Italia, «non mi rassegnerò mai a questa volgarità e a questo modo di offendere e denigrare “l’avversario”». Fatto sta che oggi in aula si è tenuto il processo per diffamazione che vede al centro dell’accusa proprio Laura Castelli, che ha attaccato un’allora avversaria politica perché candidata da Piero Fassino – che era in campagna elettorale per la rielezione a sindaco di Torino – nelle sue liste.
Trasformare il dissenso politico in sessismo, è quello che accade sempre quando si vuole attaccare un politico donna. Non mi rassegnerò mai a questa volgarità e a questo modo di offendere e denigrare “l’avversario”. La mia solidarietà a @GiorgiaMeloni.
— Laura Castelli (@LaCastelliM5s) February 20, 2021
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Laura Castelli a processo per diffamazione
Tutto è partito da quel post tendenzioso che, per prendere di mira Piero Fassino, ha coinvolto la giovane barista Lidia Lorena Roscaneanu. Dopo aver tagliato ed estrapolato dal contesto una foto che li ritraeva insieme, la Castelli supponeva: «Che legami ci sono tra i due? Fassino dà un appalto per il bar del tribunale a un’azienda fallita tre volte, che si occupa di aree verdi, con un ribasso sospetto. La procura indaga. Fassino candida la barista nelle sue liste. Quantomeno inopportuno… che ne dite?». In seguito si è scatenata la gogna social sotto quel post «ripubblicato sul blog di Beppe Grillo, quel post seguito dagli insulti ha avuto un milione di condivisioni», ha testimoniato oggi in aula Lidia Lorena Roscaneanu. Tra gli insulti che andavano per la maggiore c’erano quelli del tenore «basta aprire le gambe».
«Per il suo post ho rinunciato alla politica»
«Dopo quel post ho ritirato la mia candidatura in Circoscrizione. Tutti mi chiedevano “come fosse Fassino”, alludendo non solo alle foto ma anche ai commenti, centinaia. Erano battute sessiste, volgari. Ho avuto la sensazione che si comportassero così perché ero giovane e straniera», ha testimoniato la giovane in tribunale. Anche Fassino era presente, chiamato come teste, e ha chiarito perché da parte sua non è arrivata una denuncia del fatto: «una causa tra due politici può essere strumentalizzata. Ma ritengo assolutamente legittima l’iniziativa della signora Roscaneanu, perché è chiaro fin dal taglio della foto che il post era stato pubblicato con l’intenzione di accreditare cose non vere».
(Immagine copertina: IPP/Albano Venturini)