E se l’AI arrivasse a diventare un life coach?

Se da un lato Google ha evidenziato che determinati standard etici nello sviluppo dell'AI, dall'altro c'è una competizione molto serrata in corso

20/08/2023 di Redazione Giornalettismo

Stiamo parlando dell’AI di Google. Il New York Times ha avuto accesso a una serie di documenti che provano come il colosso Big Tech stia testando l’Intelligenza Artificiale affinché sia in grado di dare consigli alle persone, diventando così un vero e proprio tutor o un life coach.

Tutto questo basandosi sulla miriade di dati che ha a sua disposizione sulle richieste che le persone hanno sempre fatto al motore di ricerca e nonostante gli esperti abbiano affermato più volte che ci sono standard etici che vanno garantiti (pena la «diminuzione della salute e del benessere» e la «perdita di autonomia» da parte degli utenti che seguono i consigli dell’AI).

Verso l’AI di Google come tutor… E l’etica?

L’Intelligenza Artificiale sta entrando a gamba tesa in moltissimi ambiti e uno dei più influenzati e studiati è proprio quello della generazione di testi: mentre Google ha annunciato il tool che permette di sintetizzare articoli e testi lunghi, il New York Times – tra i giornali in prima linea per porre un argine ai danni che l’AI potrebbe fare nell’ambito – ha modificato i suoi termini di servizio impedendo che i contenuti che produce vengano utilizzati per addestrare gli algoritmi senza che prima le aziende si siano sedute a un tavolo a parlare di licenze per farlo.

E mentre – come abbiamo approfondito nel monografico di questa settimana dedicato al tema – l’autrice Jane Friedman se la prende con #amazon per aver messo in vendita libri scritti a suo nome non da lei ma dall’Intelligenza Artificiale, è sempre più evidente che sia per le persone che non conoscono bene lo sviluppo dell’AI che per quelle che invece sono state istruite distinguere il prodotto artificiale da quello reale non è sempre così semplice: lo studio dell’University College London ha evidenziato come solo nel 73% dei casi le persone siano in grado di distinguere un audio deepfake da uno reale.

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