L’autrice che incolpa Amazon (e Goodreads) di aver permesso la vendita di libri scritti a suo nome dall’AI

Il caso di Jane Friedman, che ha scoperto su Amazon e su Goodreads decine di libri a suo nome, scritti - però - dall'intelligenza artificiale

17/08/2023 di Gianmichele Laino

C’è chi si lamenta perché proprie opere – anche se si trattasse solo di brevi articoli scritti su un sito di news – vengono barbaramente copiate e pubblicate altrove senza alcuna autorizzazione da parte degli autori e c’è chi, ai tempi dell’intelligenza artificiale, è costretto a lamentarsi perché il proprio nome viene accostato – sempre senza alcuna autorizzazione – a decine di titoli che vengono prodotti dall’AI generativa, di scarsissima qualità e di una povertà imbarazzante di contenuto. Il problema è che questi libri vengono poi messi in vetrina, da parte di rivenditori di terze parti, su importanti portali di e-book, tra cui Amazon e Goodreads, diventando in breve tempo dei titoli anche molto scaricati. Il tutto senza nessun vantaggio per la firma sulla copertina. Il caso che ha denunciato Jane Friedman, che lavora in campo editoriale da 25 anni (che è autrice di una newsletter e che ha pubblicato – per davvero – dei saggi per la University of Chicago Press), è emblematico di quanto l’intelligenza artificiale, attraverso le sue scorciatoie, stia letteralmente sovvertendo – con la collaborazione dell’ecosistema digitale – tutto ciò che era nelle facoltà dell’essere umano.

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Jane Friedman e la sua denuncia per i titoli a suo nome su Amazon e Goodreads

Attualmente, i titoli sono scomparsi da Goodreads (che ha accettato di buon grado le rimostranze dell’autrice) e da Amazon (che, tuttavia, aveva inizialmente opposto resistenza, dopo aver chiesto alla Friedman se il suo nome fosse un marchio registrato e dopo aver ricevuto, ovviamente, risposta negativa). Come se la contraffazione potesse intervenire solo in presenza di un brand e non di fronte a una palese appropriazione di un’identità.

«Perché penso che questi libri siano stati creati dall’AI? – ha scritto sul suo blog – Ho ampiamente utilizzato questi strumenti di intelligenza artificiale per testare quanto bene possono riprodurre le mie conoscenze: leggendo le pagine di questi libri mi è sembrato di leggere le risposte di ChatGPT alle domande che gli ponevo». Jane Friedman ha deciso di fare questa battaglia in nome di un principio semplice: se è vero che la sua nota personalità, in un pubblico esperto e navigato, ha abbondantemente messo in guardia gli utenti dalla veridicità dei titoli falsamente attribuiti a lei, è pur vero che, magari, autori meno noti potrebbero essere facilmente preda di queste vere e proprie truffe. Con tutto ciò che ne deriva sulla loro reputazione.

E – a quanto pare – il caso di Friedman non è nemmeno isolato. Quando ha reso pubblica la sua storia su Twitter, diversi altri autori hanno spiegato di aver subito un trattamento simile. Insomma, non c’erano i suoi due titoli (sospetti sin dalle prime sillabe) How to Write and Publish an eBook Quickly Make money: il web è pieno di testi non scritti da alcun autore eppure attribuito all’editor di turno. Il tutto a sua insaputa.

Ovviamente, se il caso in sé è già abbastanza preoccupante, ancor più inquietante è la risposta di Amazon che ci ha messo diverso tempo prima di accertare la violazione d’identità, richiedendo la “registrazione del marchio” oggetto della violazione. Amazon, come abbiamo visto, è impegnato in suoi progetti di intelligenza artificiale (tra cui uno che realizzerà delle sintesi delle recensioni ai prodotti messi in vendita sulla piattaforma di e-commerce) ed è in prima linea nell’utilizzo di queste tecnologie. Impossibile che non si ponga il problema con la sua esposizione pubblica.

(FOTO in copertina elaborata dallo screenshot pubblicato da Jane Friedman)

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