Perché tutti stanno esultando per l’AI Act (ma in pochi sanno cosa c’è scritto)

Grande entusiasmo dalle parti del parlamento e della commissione europea per l'AI Act. Ma il testo ancora non c'è

11/12/2023 di Gianmichele Laino

S’ode a destra uno squillo di tromba. A sinistra risponde uno squillo. Ma questo è quanto. L’entusiasmo politico e sociale che sta circondando l’AI Act è esclusivamente legato a una motivazione di carattere strategico: le variegate forze che compongono la maggioranza all’interno degli organismi legislativi dell’Unione Europea hanno trovato un accordo di massima sui macrotemi che dovranno entrare a far parte del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, un documento normativo unico al mondo nel suo genere. Tuttavia, al di là delle considerazioni generali relative ai temi che vi saranno contenuti, è impossibile entrare nel dettaglio, dal momento che il testo della legge manca ancora e che dovranno verificarsi ancora una serie di passaggi burocratici prima che questa possa diventare effettivamente operativa e assimilabile dai vari stati membri dell’Unione.

LEGGI ANCHE > Ma quindi, quando entrerà in vigore questo AI Act?

C’è un accordo politico sull’AI Act, ma manca totalmente il testo

La sensazione è che il sollievo sia determinato più che altro dalla lunghezza delle negoziazioni. Per quasi 36 ore, infatti, i rappresentanti del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e del Parlamento europeo sono stati in apnea per definire i principi base su cui andare a costruire il testo che verrà approvato nei prossimi giorni. Un rally lungo 36 ore che ha visto un primo stop dopo 22 ore – secondo quanto riportato dall’inviato di Euractiv, Luca Bertuzzi -, legato soprattutto a una divergenza delle forze politiche d’area progressista sulla questione delle possibili declinazioni dell’impiego del riconoscimento biometrico per ragioni di sicurezza.

Alla fine, però, l’accordo è stato trovato e ci sono state delle esternazioni pubbliche davvero sopra le righe. Incontenibile, ad esempio, il commissario Thierry Breton, che ha addirittura postato il meme di un grafico che mostra quali Paesi hanno una legge sull’intelligenza artificiale e quali no (con l’obiettivo di sottolineare l’unicità globale dell’accordo trovato in seno all’Unione Europea):

Prima ancora di tutto questo, aveva pubblicato un video in cui i negoziatori del trilogue si mostravano entusiasti e sorridenti per quello che era appena accaduto, al termine di una maratona che si è conclusa, appunto, l’8 dicembre:

Brando Benifei, co-firmatario dell’AI Act, in conferenza stampa ha spiegato le motivazioni che portano le istituzioni europee a essere ottimiste: «I divieti più importanti saranno applicati nel giro di sei mesi. Per tutto il resto c’è bisogno di tempo: le aziende dovranno adeguarsi e i governi dovranno predisporre i loro meccanismi di controllo». Insomma, la strada sembra ancora lunga, l’entusiasmo sembra condiviso, ma se l’AI Act sarà o meno un regolamento rivoluzionario è ancora troppo presto per dirlo. Secondo i negoziatori, al momento, non c’è il rischio che l’AI Act possa rappresentare una sorta di blocco all’innovazione e all’evoluzione all’interno dei confini degli stati membri dell’Unione Europea. Quello che dall’esterno si può intravedere, invece, è il dubbio che sia una misura un po’ troppo conservativa, frutto di eccessive mediazioni tra le lobby – rafforzate negli ultimi anni – dell’intelligenza artificiale e che potrebbe lasciare degli spazi di intervento ai vari stati rispetto all’applicazioni di più passaggi. Il fulcro centrale sarà rappresentato da due temi – come vedremo nel nostro monografico di oggi -: il riconoscimento biometrico a disposizione delle forze dell’ordine e delle istituzioni e gli interventi sull’intelligenza artificiale di ultima generazione.

Share this article
TAGS