Pechino è quel posto dove alle persone LGBTQ+ vengono cancellati gli account WeChat senza spiegazioni

La situazione per i gruppi LGBTQ+ delle università di Pechino si sta facendo sempre più dura anche su WeChat

07/07/2021 di Ilaria Roncone

Contesto: siamo nel paese in cui, fino al 2001, l’omosessualità era considerata un «disordine mentale» che doveva essere curato o punito. Non è una novità, quindi, che la comunità LGBTQ+ non sia ben vista dal regime cinese. Non è nemmeno la prima volta che i membri si trovano a dover contrastare le censure del governo, considerato anche che la Cyberspace Administration of China ha recentemente garantito un maggiore impegno nella pulizia dell’internet cinese per proteggere i minori e reprimere la libertà di espressione di quei gruppi che sono considerati una “cattiva influenza”. Ecco da dove nasce la questione degli account LGBT WeChat cancellati senza nessuna spiegazione agli studenti universitari di Pechino.

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Account LGBT cancellati WeChat: «Censurati senza alcun preavviso, siamo stati spazzati via»

Reuters ha provato a contattare alcuni studenti universitari i cui profili dell’equivalente cinese di Facebook sono stati chiusi e le testimonianze sono avvilenti. Lìaccount manager di un gruppo LGBTQ+ cancellato ha parlato di «censura senza alcun preavviso, a tutti nello stesso momento, siamo stati spazzati via». Il risultato dopo l’azione dell’autorità che sorveglia la rete in Cina che andando a cercare questi gruppi un messaggio automatico di WeChat comunichi come gli account in questione abbiano «violato le regole sulla gestione degli account che offrono servizi di informazione pubblica su Internet cinese».

Chiariamolo: gli studenti bloccati altro non facevano che occuparsi di questioni interne alla comunità, relative perlopiù alla socialità e alla sessualità, ed è proprio questo fare divulgazione e parlare in maniera aperta della sessualità «allargata» ha fatto sì che gli account e i gruppi venissero trattati come quelli di chi lotta contro il regime cinese. E sicuramente quelle due, vaghe, righe sulle regole non rispettate non spiegano assolutamente nulla lasciando – al contempo – intendere molto visto il clima del paese.

A maggio i primi problemi per i gruppi studenteschi LGBTQ+

Già lo scorso maggio i gruppi universitari LGBTQ+ avevano dovuto rendere conto al Partito Comunista. La loro lealtà è stata infatti discussa nel corso di un incontro tra i gruppi stessi e i rappresentati universitari della Lega della Gioventù Comunista (dipartimento incaricato degli affari studenteschi gestito dal Partito Comunista Cinese). La situazione è talmente delicata che qualsiasi fonte abbia parlato con Reuters, nessuno ha voluto essere identificato. «Abbiamo spiegato che il nostro lavoro di educazione LGBT era solo all’interno del campus – ha affermato uno studente – e dopo il nostro incontro di maggio siamo stati smantellati».

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