Al Pride di Istanbul un poliziotto ha premuto per un minuto il ginocchio sul collo di un giornalista

Dal Pride di Istanbul arrivano immagini di violenza inaudita, comprese quelle del giornalista brutalmente schiacciato a terra dalla polizia locale

28/06/2021 di Ilaria Roncone

Pride Month. Non solo l’Italia si è colorata, lo scorso sabato, della manifestazione più attesa dalla comunità LGBTQI+. In quella stessa giornata anche Istanbul, città simbolo della Turchia, ha visto la comunità scendere in piazza per manifestare. Con una bella differenza però: in Turchia le persone hanno dovuto e hanno voluto sfidare il divieto di manifestare. Come si è visto in questi giorni da immagini e video che hanno documentato quei momenti, la risposta della polizia è stata durissima: lacrimogeni, cariche, botte, arresti e le immagini di un giornalista picchiato Pride Istanbul. Gli organizzatori hanno denunciato l’arresto di diverse persone che avevano sfilato sotto lo slogan “Le strade sono nostre”, contro l’oppressione crescente del governo turco contro la comunità.

Il governo Erdogan ha scelto di vietare la manifestazione di Istanbul poco prima dell’inizio sfruttando la legge che vieta proteste che vanno contro la “moralità”. In un paese in cui le persecuzioni contro le persone LGBTQI+ vanno avanti da sempre e in cui il Pride è stato vietato per il settimo anno di fila, la proibizione ha acceso ancor più gli animi e il risultato si è visto. In particolare, Bulent Kilic – fotografo e giornalista turco che ha vinto il Pulitzer per la fotografia e che è stato nominato migliore fotografo d’agenzia da Time e Guardian per i suoi reportage sull’Ucraina e lo Stato Islamico in Iraq – è stato picchiato brutalmente dalla polizia scegliendo di condividere quanto gli è accaduto sui suoi profili social.

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Giornalista picchiato Pride Istanbul, ginocchio sul collo per un minuto

 

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Un post condiviso da Bulent Kilic (@kilicbil)

Non è certamente una novità, in Turchia, che la libertà di stampa sia sotto attacco. Così come non lo è il fatto che la comunità LGBTQI+ lo sia. Però queste immagini – che il fotoreporter ha deciso di condividere probabilmente proprio per la loro crudezza – sono un grandissimo colpo per l’Europa e il mondo. La storia di quel ginocchio premuto sul collo per un minuto, insieme alle immagini, sono state pubblicate da Bulent Kilic sui suoi canali social. «Oggi, 26 giugno 2021, sono stato detenuto e picchiato pesantemente da agenti di polizia turchi, non riuscivo a respirare – scrive il giornalista – grazie alle persone intorno che sono venute e hanno reagito in tempo. Altrimenti, credo fermamente che sarei un uomo morto».

Bulent Kilic altro non stava facendo che il suo lavoro: documentare un pezzo di attualità, dare un frammento in più alla storia di un paese che ha fatto dell’oppressione della comunità LGBTQI+ un tratto distintivo del suo essere. «Mentre stavo facendo il mio lavoro – prosegue nel post successivo – sono stato gravemente picchiato dalla polizia turca, quattro agenti di polizia mi stavano addosso e uno mi premeva  un ginocchio sul collo, apposta per togliermi il respiro. Non sono riuscito a respirare per quasi un minuto».

Le immagini di violenza dal Pride di Istanbul

 

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Sia le immagini che vedono protagonista il giornalista sia gli scatti che ha fatto pochi minuti prima di finire in quelle condizioni sono molto violenti. Tanto che, per alcune immagini, compare l’etichetta di “Contenuto sensibile”. Immagini crude che devono, ancora una volta, ricordarci cosa accade in Turchia e spingere la comunità internazionale a fare qualcosa e a farlo sul serio.

Le immagini di quel ginocchio sul collo – che rievocano la morte di Geroge Floyd – l’espressione del giornalista schiacciato a terra che urla devono farci alzare in piedi e protestare non solo quando la persona muore ma anche quando, per fortuna, la si vede in piedi sana e salva qualche swipe dopo. Non la morte che fa notizia ma la violenza che spinge e cambiare le cose veramente.

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