Aruba scrive a Gayburg per chiedere la rimozione di alcuni contenuti pena la sospensione del servizio

La richiesta diretta del provider deriva da un regolamento che, effettivamente, mette nelle mani di Aruba un potere enorme senza passare per un tribunale

03/07/2021 di Ilaria Roncone

Sembra la lettera di un avvocato a un giornale ma è quella del provider Aruba a un blog di informazione, attualità e cultura gay nato nel 2005. Si parla di tutto quello che riguarda la comunità LGBTQ+, compresi i personaggi che nel panorama politico (e non) italiano fanno uscite del tipo “i gay sono «malati mentali», che i bambini che vengono «educati» non saranno trans perché «non si nasce gay» dato che «Dio non fa errori»”. Ordinaria amministrazione, quindi, nella lotta tra chi fa affermazioni del genere e le piattaforme che difendono la comunità.

La frase virgolettata nel paragrafo precedente compare nell’articolo di Gayburg in cui viene segnalato che Aruba, provider della pagina in questione, ha dato 24 ore per chiedere la rimozione immediata di tutti i contenuti su Luigi Carollo – pastore evangelico della cerchia di Adinolfi che presenzia in radio e in televisione contro il ddl Zan – pena la sospensione del servizio.


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«Mi lascia un po’ perplesso che un avvocato gli scriva e loro dicano “rimuovi i contenuti”»

Abbiamo sentito Gayburg per capire un po’ come la situazione si sta evolvendo a partire proprio dallo screen della mail di Aruba che il blog ha condiviso anche sui social. «Non ci sono ancora stati sviluppi particolari. Stando alla mail che mi è stata mandata ieri – ci spiega il blog – se non avessi fatto quanto chiesto il sito avrebbe dovuto essere staccato oggi ventiquattro ore dopo, cioè oggi a mezzogiorno. Per ora non è successo nulla, è tutto attivo. Ho chiesto conto all’ufficio legale di Aruba di chiarire cosa sia contestato, ma ancora non mi hanno risposto».

L’osservazione, a questo punto, sorge spontanea: «Mi lascia un po’ perplesso che un avvocato gli scriva e loro dicano “rimuovi i contenuti”, che per me sono anche leciti, o noi ti togliamo il servizio. Io ero rimasto a quando uno fa una denuncia e poi si va in tribunale, dove è il giudice che decide se i contenuti sono diffamatori o no. Ieri però ho sentito Aruba immediatamente appena ho letto la mail e loro hanno messo in dubbio che la mail fosse vera perché non avevano mai sentito nulla di simile, ma a mezzogiorno di oggi mi hanno confermato che la mail è partita dall’ufficio legale Aruba».

Aruba ha il potere di rimuovere contenuti prima del pronunciamento di un giudice

Capita spesso a chiunque scriva online – su testare registrate e non – di ricevere richiesta di rimozione di contenuti. Richieste spesso e volentieri accompagnare da diffide da parte di avvocati, che intimano alla rimozione di determinati contenuti entro un certo lasso di tempo, pena la denuncia. Qualora non si procedesse alla rimozione e chi diffida voglia procedere, si va in tribunale.

Stavolta, in questo procedimento, è comparso anche Aruba in qualità di provider facendo valere – come si legge nello screen della mail – l’art 12.1, lett e delle condizioni di fornitura del servizio. In particolare, «Aruba si riserva la facoltà di sospendere o interrompere il Servizio, anche senza alcun preavviso nel caso in cui il Cliente si trovi coinvolto, a qualsiasi titolo, in una qualsiasi controversia giudiziale o anche stragiudiziale di natura civile, penale o amministrativo e comunque nel caso in cui detta controversia abbia ad oggetto il nome a dominio registrato, i suoi contenuti, le relative caselle di posta elettronica o atti e comportamenti posti in essere attraverso il medesimo».

Una regola che – sulla carta e secondo la mail ricevuta da Gaybrug – permetterebbe ai provider di far scomparire un intero sito ogni volta che un giornale o un blog ricevono una richiesta di rimozione contenuti tramite avvocato. Il tutto senza passare davanti a un giudice. Un potere di giudizio decisamente troppo grande per un provider, soprattutto qualora – alla fine – l’intero portale dovesse essere chiuso per la richiesta di rimozione di contenuti senza nessun tipo di accertamento rispetto alla natura diffamatoria o meno.

*aggiornamento*

La risposta di Aruba a Gayburg

Alla fine, dopo le richieste di chiarimento fatte dal blog ieri e oggi, Aruba ha risposto tramite mail a la questione ha assunto un senso diverso rispetto alla «surreale» – così la definisce Gayburg – comunicazione di ieri: «Va innanzitutto premesso – scrive il provider – che, nella fattispecie, Aruba S.p.A., registrato il nome a dominio in nome e per conto del cliente, quale host provider ha fornito solo lo spazio web destinato ad ospitare il corrispondente sito. I contenuti del sito sono definiti, inseriti e aggiornati esclusivamente dal Cliente il quale è unico responsabile della gestione del sito».

Prosegue: «Ciò premesso, la Scrivente (l’avvocatessa che parla a nome di Carollo n.d.R), valutata ogni circostanza, ritiene che i contenuti pubblicati sul sito web “gayburg.com” debbano essere valutati dalla competente Autorità Giudiziaria che in merito adotterà i provvedimenti ritenuti più opportuni».

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