Google+ chiude definitivamente: poche interazioni e bug non dichiarato
09/10/2018 di Gaia Mellone
Google+ chiude, e probabilmente nessuno ne sentirà la mancanza. La decisione, comunicata a seguito dell’articolo pubblicato sul The Wall Street Journal, conferma che il social network di Big G, nato nel 2011 per combattere il successo di Facebook, ha le ore contate. Ufficialmente il motivo è la scarsa interazione degli utenti, ma un ruolo decisivo l’ha avuto il grande attacco hacker prima di marzo, e mai denunciato.
Google+ chiude, utenti poco coinvolti e grande bug mai riportato
Il GDPR obbliga a denunciare alle autorità qualsiasi violazione dei dati personali entro 72 ore. Eppure, Google ha reso noto solo ora un bug subito a marzo, che avrebbe consegnato agli hacker i dati di 500mila utenti del social network. L’errore di funzionamento avrebbe permesso l’accesso di app terze – potrebbe trattarsi di più di 438 diverse applicazioni – ai dati dei profili del social, compromettendo dati personali sensibili come nome e cognome, indirizzi e-mail, data di nascita, sesso, luogo di residenza, occupazione e stato civile. A rimanere immuni in pratica, erano soltanto i post condivisi.
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La falla è stata scoperta a primavera, dopo averla fatta franca dal 2015 al 2018. Google però non ha mai reso nota la violazione della privacy, almeno fino ad ora. L’intento era proteggere l’immagine di Mountain View, nello stesso periodo in cui Zuckerberg veniva messo alla gogna per lo scandalo Cambridge Analytica. Google ha allora pensato di mantenere il riserbo e salvarsi dalla figuraccia e dalle ripercussioni finanziarie, ma ha solo rimandato l’inevitabile: il titolo nelle ultime ore è crollato in Borsa. Il cavillo sta proprio nelle tempistiche: Google sostiene di aver risolto la falla prima dell’entrata in vigore della nuova normativa sulla privacy, e che quindi non era ancora sottoposto all’obbligo di denuncia. Se davvero è andata così, la società californiana sarebbe esente dalla multa miliardaria dell’Unione Europea, che corrisponderebbe al 2% dei ricavi totali.
Ma dietro alla chiusura di Google plus c’è anche un grande flop, che non c’entra nulla con la cybersecurity. Secondo le stime del team della compagnia, il 90% delle sessioni di un utente google plus dura 5 secondi, se non meno. Cifre che non sono sopportabili, e che gridano chiaro e tondo che il social non funziona, e non solo per mancanza di interazioni – che fanno crescere la rete e ampliare il successo del social – ma anche per mancanza di interesse dei singoli utenti. Quando si parla di utenti, si intendono persone singole; diversa è la questione per i profili aziendali, che continueranno ad esistere sulla rete del social. Google+ diventerà quindi una sorta di grande aula conferenze, dove le imprese potranno presentarsi ed interagire in attività business-oriented.
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