Dopo la retromarcia, Zangrillo ribadisce: “Non credo alla seconda ondata del Covid”

Il primario del reparto di terapia intensiva del San Raffaele a In Onda su La7 ribadisce il suo ottimismo sul virus e rassicura sulle condizioni di Berlusconi

05/09/2020 di Redazione

Alberto Zangrillo a In Onda è tornato sulla retromarcia fatta nel pomeriggio sulle frasi sul Covid “clinicamente morto” dette a maggio, ribadendo però che secondo lui non ci sarà una seconda ondata anche se quella che prima era la certezza sulla morte del virus adesso è diventata la speranza che “i casi gravi correlati unicamente al virus” non riappaiano più.

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La retromarcia di Zangrillo a In Onda

Zangrillo a In Onda ha cercato di conciliare la retromarcia del pomeriggio durante la conferenza stampa al San Raffaele al tentativo di continuare a veicolare un messaggio anti allarmista sul tema del Covid che per molti lo ha portato nella lista dei medici cosiddetti “filo-negazionisti”. “I casi gravi correlati unicamente al virus, come drammaticamente abbiamo visto a marzo e aprile, non esistono più e io spero non riappaiano più in futuro” le sue parole nel programma di La7 condotto da Luca Telese e David Parenzo. Parole che hanno portato i conduttori a stuzzicare il medico di Berlusconi e Briatore, che ha risposto di non credere “nella seconda ondata” pur ribadendo che “dobbiamo applicare i criteri della sorveglianza, della tempestività e dell’organizzazione col territorio in modo da consentire a tutti noi di riprendere a vivere”.

Zangrillo a In Onda sui dati delle terapie intensive

Dopo aver rassicurato i conduttori sulle condizioni di Silvio Berlusconi, che secondo il primario di terapia intensiva del San Raffaele sarebbe “in respirazione spontanea con parametri vitali rassicuranti”, Zangrillo è intervenuto anche sul tema dell’aumento dei numeri delle ultime settimane attaccando quelli che “pontificano da mesi in tv e non hanno mai visto una malato in volto” aggiungendo che, per esempio, “in questo momento nel Lazio i ricoverati lo sono per altre patologie”. Insomma, ha aggiunto Zangrillo, “bisogna distinguere chi va in terapia intensiva per altre patologie pur essendo positivo al Covid” perché “gli italiani devono conoscere la verità”.

 

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