YouTube ha chiuso ByoBlu, ma in poco tempo sono stati raccolti i 150mila euro per il canale tv

La reazione della community dopo la notizia che è arrivata dalla piattaforma californiana

31/03/2021 di Redazione

Dal canale YouTube al canale sul digitale terrestre. Sembra questo, ormai, il destino di ByoBlu dopo che la piattaforma californiana ha deciso di chiudere i rubinetti. È stato un percorso a tappe, che è partito qualche settimana fa: YouTube aveva prima sospeso le sponsorizzazioni sul canale, poi ha deciso di chiuderlo definitivamente. Nella giornata di ieri, l’argomento era diventato oggetto di dibattito anche in Senato, con l’intervento di Gianluigi Paragone che aveva parlato di «lesione del diritto di informazione».

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YouTube chiude ByoBlu e Messora lancia il crowdfunding

Ma l’argomento è stato molto discusso anche sui social network e sulle pagine web collegate a ByoBlu. Claudio Messora, il fondatore del progetto, ha affermato a Giornalettismo: «Byoblu aveva 525 mila iscritti, aveva sviluppato 200 milioni di visualizzazioni video in 14 anni di lavoro, ed aveva ospitato nel tempo convegni, telegiornali ed interviste a magistrati, presidenti di Corte Costituzionale, economisti, avvocati, politici, filosofi ed intellettuali di ogni genere, molti dei quali si sono fatti strada partendo proprio da Byoblu. Lo ha ricordato lo stesso senatore Bagnai questa mattina al Senato, e vale la pena menzionarne uno su tutti: l’attuale presidente della Rai, Marcello Foa. L’oscuramento del canale priva la collettività di un patrimonio di conoscenze, di relazioni, di commenti e di condivisioni che rappresenta la fotografia cangiante delle trasformazioni della società, dal 2007 ad oggi. Vale ricordare che Byoblu è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Milano, che ha le concessioni ministeriali per trasmettere sul digitale terrestre in 5 regioni italiane, che Youtube è monopolista di fatto della conversazione che si sviluppa in rete e che quindi bisogna stabilire il principio che debba adeguarsi all’articolo 21 della Costituzione del Paese in cui opera, demandando agli organi preposti, in primis la magistratura, il controllo sull’operato della stampa, senza arrogarsi il diritto di stabilire cosa sia vero e cosa sia falso. Noi accettiamo che ad esprimere questo giudizio sia una sentenza di un tribunale italiano, non le convenienze commerciali di una multinazionale estera che difende gli interessi dei suoi azionisti. Vi sono decisioni che non rientrano nella sua disponibilità, come la libertà di espressione ad esempio. Il rischio è che i grandi social network orientino il dibattito pubblico scegliendo quali notizie abbiano la dignità di circolare e quali no. Si tratta di una norma di civiltà ma anche di un problema di sicurezza nazionale. La politica dovrebbe verificare se lo Stato, con i nuovi colossi digitali a controllare il flusso di informazioni, abbia ancora o meno il controllo sulla trasparenza del dibattito pubblico».

Lo stesso tono, insomma, della lunga lettera aperta con cui ha anche messo nero su bianco il nuovo progetto – di cui già si parlava con insistenza qualche settimana fa – di far sbarcare ByoBlu sul digitale terrestre, non soltanto su base regionale, ma gestendo un canale, con una buona numerazione, a livello nazionale.

In poche ore, il target di 150mila euro individuato dal fondatore di ByoBlu per lanciarsi nel progetto è stato abbondantemente superato. E dire che Messora aveva fissato come orizzonte per il raggiungimento dell’obiettivo del crowdfunding il prossimo 10 aprile. Tempi bruciati, insomma, per questo tipo di informazione che, incredibilmente, viene percepito come autorevole e che, dunque, attira evidentemente interessi da parte degli utenti.

Quindi la partita è questa: la diffusione online resterà sempre un punto cardinale di ByoBlu, ma adesso il nuovo mercato sarà quello della televisione. Non solo i computer, ma le case degli italiani. «Chiedevamo 150 mila euro – ci dice Messora -. In sole ventiquattr’ore siamo già a 170 mila. Credo che questa sia la risposta più evidente della disperata esigenza dei cittadini di realizzare un autentico pluralismo nelle fonti di informazione. Vede, l’informazione oggi ha assunto un tono eccessivamente educativo, direi pedagogico. Nell’approcciarsi ai grandi temi di questa epoca, troppo spesso ci si chiede se una notizia faccia bene o faccia male, prima di decidere se pubblicarla. In questo modo si deresponsabilizzano i cittadini, nell’erronea convinzione che non siano in grado di costruirsi da soli una opinione informata. Io invece ritengo che i cittadini debbano essere considerati come individui perfettamente responsabili, capaci di distinguere il credibile dal poco probabile, e che nel dibattito pubblico la loro voce sia fortemente sottorappresentata a vantaggio di pochi opinionisti onnipresenti che stabiliscono la linea. Ecco, Byoblu fa questo da sempre: varcare quella linea e forzare il pensiero unico a tornare ad una sana e democratica frammentazione. Non esiste democrazia senza visioni contrapposte. E se non abbiamo una democrazia, non abbiamo niente».

Come sarà il canale sul digitale terrestre di ByoBlu

Le idee su come funzionerà questo nuovo canale d’informazione sono piuttosto chiare: «Noi siamo fondamentalmente una all news 24. Abbiamo già un palinsesto quotidiano ragguardevole, dal TG serale alle interviste. Riprendiamo gli eventi e le manifestazioni dove i cittadini esprimono il loro disagio e, con uno studio a Milano, uno a Roma ed altri in allestimento, intendiamo allargare questa offerta costruendo programmi più articolati e invitando tutti ad un confronto sano e costruttivo. Crediamo sia quello che manca oggi: tutti cercano di imporre una verità, ma nessuno è disposto a discuterla. Questa assenza di confronto radicalizza la società e alimenta le posizioni estreme. Lo consideriamo un male e vorremmo favorire l’incontro di tesi e posizioni diverse, senza forzature e senza pregiudizi».

Una riflessione si impone, a questo punto. Bisognerà capire quanto l’utenza – più tradizionale – della televisione possa seguire in maniera assidua le trasmissioni dell’ormai imminente canale di ByoBlu. Sarà automatico il travaso del pubblico da YouTube al digitale terrestre? E se sì, che prospettive si aprono sull’eticità dell’informazione in Italia?

Al momento, Claudio Messora valuta quello che sta accadendo in questo momento. E raccoglie anche attestati di solidarietà tra esponenti politici. Alcuni di questi – come i leghisti Borghi e Bagnai – hanno un seggio in parlamento: «Moltissime sono le attestazioni di solidarietà e di indignazione, da Guido Crosetto agli stessi Alberto Bagnai e Claudio Borghi, passando per Daniele Capezzone, Paolo Becchi, così come quelle di importanti giornalisti che mi hanno manifestato la loro vicinanza in privato. Ma la solidarietà più importante è arrivata dalle persone. Sono decine di migliaia i cittadini che si sono riversati sul blog per sostenere il progetto di acquistare un canale nazionale sul digitale terrestre e superare così la dittatura del pensiero che ormai caratterizza i social network. La rete prometteva il rifiorire di una intensa attività culturale paragonabile a quella rinascimentale, e per un certo periodo di tempo è stato così. Ora accade il contrario, e cioè che il sistema tenta di riguadagnare il controllo sull’opinione pubblica, ma lo fa in maniera antidemocratica, scomposta e in ultima analisi irricevibile».

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