Perché non si potrà mai votare online?
Problemi legati all'associazione univoca dell'identità. Ma anche perché dobbiamo tornare ad apprezzare il nostro parlamento
03/09/2020 di Matteo Forte
Prima di tutto dovremmo porci una domanda semplice: ci piacerebbe, come cittadini, il voto online? Immaginate che fosse possibile e ogni decisione del parlamento fosse davvero messa ai voti per il popolo: saremmo tutti disponibili a partecipare alla vita pubblica? A prendere decisioni praticamente ogni giorno per il bene nostro, dei nostri figli e di tutta la nostra comunità? Informandosi – rigorosamente online – loggandosi ad una piattaforma e spendendo il nostro click vincolante? Io credo proprio di no: non ne avremmo voglia e ci ritroveremmo innumerevoli amici – parenti – che, rigorosamente via whatsapp, utilizzano una frase che si sente dall’alba dei tempi: “tanto alla fine non cambia mai niente”.
La partecipazione diventerebbe una tegola, un impegno – un to-do – che per una grandissima fetta di popolazione risulterebbe quasi peggio di impegnarsi a pagare bollette e F24 una volta al mese.
Voto online, se si potesse fare, perché limitarsi al solo parlamento?
Ma se si potesse votare online, non si potrebbe dire “sì ma lo farei una volta ogni 5 anni, al posto di andare nell’urna”. Perché, perdonate – potrebbe sembrare antidemocratico –, se posso votare online, perché dovrei limitarmi soltanto alla scelta del parlamento? Il parlamento non servirebbe più a niente. O si vota tutto online o non avrebbe senso scegliere soltanto i propri rappresentanti alla Camera o al Senato.
Però, almeno, sarebbe comodo, pratico. Ma perché non sarà MAI possibile votare online? Ogni nostro device è uno strumento che non può e non potrà mai determinare l’identità reale della persona che lo utilizza. Mai.
È vero, la tecnologia avanza e sempre di più è possibile fare operazioni importanti, riconducendo l’identità ad una forma più sicura. Più sicura – avete letto bene -, ma mai completamente sicura. La sicurezza dell’identità può essere sempre tollerata nella misura dell’operazione che si fa: banalmente una transazione milionaria è molto meno importante di un voto certo. Noi, popolo, dobbiamo esser sicuri solo di ciò che possiamo certificare e la sicurezza informatica – anche ai giorni nostri – è il più grande ostacolo all’identità unica. In un mondo incerto, dove il mio device può essere violato, non c’è democrazia.
Voto online, l’unico modo per farlo in sicurezza: ma siamo sicuri di volerlo utilizzare?
E attenzione: probabilmente esisterebbe un modo. Ma siamo davvero disposti a esplorarlo?
La modalità a cui si fa riferimento sarebbe quella di associare la nostra identità a tutte le operazioni fatte online, triangolando con il fornitore del servizio internet e garantendo un identificativo del nostro device – collegato alla nostra carta di identità – che tracci ogni singolo byte o pacchetto che viene trasmesso in rete.
Il gioco diventerebbe assurdamente antidemocratico, o meglio, internet diventerebbe lo strumento di controllo sociale più globale della storia. Internet, per come la conosciamo, finirebbe.
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Ricordiamo come l’esperimento della piattaforma Rousseau del Movimento 5 Stelle, già abbondantemente superato dalla scarsa partecipazione e dalle violazioni di sicurezza, abbia per un momento garantito trasparenza ad un movimento politico. La stessa piattaforma, e la partecipazione dal basso (con strumenti dall’alto però), è una violazione della nostra stessa disponibilità a crederci: legittimare un voto – di uno vale uno – in un contesto dove uno può e potrebbe votare per 10. Io stesso provai a registrarmi anni fa e trovai abbastanza semplice accreditarmi con una carta d’identità recuperata online e photoshoppata. E quindi?
Voto online o ritorno alla fiducia nel parlamento?
Quindi dovremmo tornare a credere nel parlamento, nella delega a persone che fanno quello di mestiere (bene o male non è argomento di questo articolo ovviamente) e che abbiano a cuore il senso dello stato. Quello stato che oggi cerchiamo per salvarci dall’epidemia e dal pil in forte contrazione. Quello stato che si basa su principi vecchi, ossidati, ma che non ha bisogno dei nuovi strumenti scivolosi che la tecnologia può mettere nelle mani di chiunque.
Possiamo semplificarci la vita, avendo fiducia – quel poco che basta – nelle idee e nei rappresentanti che possiamo ancora delegare. Hanno anche loro degli smartphone que spesso li usano male. Ma ricordiamoci che loro sono l’unico modo con cui potremo sostenere una vita democratica e con cui potremo garantirci un futuro serio. Si tratterà solo di cercare quello più vicino a noi, quello con le idee più vicine alle nostre, quello che ci darà idea di pensare a noi e, perché no, a tutta la nostra comunità.