Giorgia Meloni non scarica Immuni perché «è il business più appetibile del mondo»

Giorgia Meloni, che ama condividere momenti della sua vita quotidiana sui social network e che, pertanto, deve aver installato diverse app di questo tipo sui suoi device elettronici, si è scagliata contro l’app Immuni che, al momento, è stata scaricata da 3,5 milioni di italiani e che ha lo scopo, sfruttando la tecnologia del Bluetooth, di monitorare l’andamento del contagio da coronavirus. Ma la leader di Fratelli d’Italia non ha alcuna intenzione di scaricarla. L’opinione di Meloni su Immuni è piuttosto negativa, come del resto quella del suo collega di coalizione Matteo Salvini che – già in passato – aveva detto di non avere alcuna intenzione di scaricarla.

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Meloni su Immuni: «Non la scarico e non fatelo neanche voi»

Intervistata dal programma di Radio2 Non è un Paese per giovani, Giorgia Meloni fa una considerazione relativa al criterio individuato dallo stato per ‘appaltare’ il servizio svolto dall’app Immuni e un’altra considerazione sul suo impiego dei dati personali.

«Non ho scaricato l’app Immuni e invito tutti a non scaricarla. È stato violato il codice degli appalti italiano e, inoltre, il decreto che è stato approvato per il suo impiego non sanziona il diverso utilizzo delle informazioni presenti sull’applicazione, sebbene affermi che queste non possano essere impiegate per altri scopi». Il motivo? La protezione dei dati personali: secondo Giorgia Meloni, infatti, si tratta del «business più appetibile del mondo per le case farmaceutiche».

Meloni su Immuni: «Il business più appetibile del mondo per le case farmaceutiche»

Il decreto che ha dato il via libera all’app Immuni è il decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno stesso. Giorgia Meloni ha contestato la parte di questo decreto che sostiene che i «dati raccolti non possano essere trattati per finalità diverse da quella indicate, salvo l’utilizzo in forma aggregata o comunque anonima, per soli fini di sanità pubblica, profilassi, finalità statistiche o di ricerca scientifica». Tuttavia, il fatto che non si basi su criteri di geolocalizzazione e che utilizzi invece una raccolta anonima dei dati non sembra tranquillizzare la leader di Fratelli d’Italia che richiede per il suo utilizzo delle garanzie costituzionali.

Evidentemente, il fatto che l’app Immuni sia subordinato a un controllo del garante della privacy, che è un organo costituito in seguito a sollecitazioni del legislatore europeo e che è composto da quattro membri eletti dal Parlamento (questo sì un organo costituzionale) non rappresenta una sufficiente certezza per Giorgia Meloni.

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