Feltri offende i giornalisti de Il Giornale che hanno scioperato contro la chiusura della sede di Roma

L’interesse di Vittorio Feltri nell’acquisto de Il Giornale è palese e lui stesso, nei giorni scorsi, lo aveva reso esplicito. Per rafforzare, con ogni probabilità, la sua posizione si lancia in una vera e propria invettiva contro i giornalisti della testata che, nei giorni scorsi, hanno scioperato contro la chiusura della sede di Roma, rendendo di fatto impossibile l’uscita dell’edizione di ieri.

Vittorio Feltri offende i giornalisti de Il Giornale

Vittorio Feltri, editorialista di Libero, ha attaccato duramente i colleghi giornalisti esprimendo il concetto che quando un’azienda è in crisi, i suoi lavoratori dovrebbero darsi da fare per evitare di peggiorare la situazione. Tra le righe, lascia un ritratto ben poco lusinghiero de Il Giornale. Esalta la sua passata direzione della testata, dicendo che – in quel periodo – Il Giornale faceva registrare degli utili, mentre oggi è l’editore – la famiglia Berlusconi – a dover spendere soldi per sanare i suoi buchi in bilancio.

Oltre a questa sua personale esaltazione, Vittorio Feltri attacca i giornalisti con parole forti. «Astenersi dal lavoro quando il medesimo lavoro è a rischio di estinzione, è una forma di suicidio che rivela un istinto di autodistruzione che assomiglia molto a una vicenda quasi mitologica: crepi Sansone con tutti i Filistei. Roba da coglioni».

Vittorio Feltri spiega l’inutilità dello sciopero de Il Giornale

Vittorio Feltri sostiene l’inutilità della redazione romana de Il Giornale destinata, nei piani dell’azienda, alla chiusura. Lo fa, evidentemente, sulla base di proprie valutazioni dal momento che, a rigor di logica, un giornale nazionale di una certa tiratura non può non avere una sede nella Capitale, centro del potere politico e di tutte le istituzioni del Paese. Ma tant’è.

In chiusura di articolo, Vittorio Feltri lancia addirittura una previsione apocalittica sulla testata che venne fondata da Indro Montanelli: «Se la risposta del personale giornalistico è questa – dice – mi pare giusto che il Cavaliere abbassi le saracinesche e mandi tutti i fighetti alle sue dipendenze a casa loro dove alla fine del mese non riceveranno più lo straccio di uno stipendio».

FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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